Doha (Qatar), 8 dic. (LaPresse/AP) – Alla XVIII Conferenza delle Nazioni unite sui Cambiamenti climatici, di Doha, in Qatar, quasi duecento negoziatori provenienti da tutto il mondo hanno proseguito per l’intera la notte i colloqui sulla nuova bozza di accordo sui tagli alle emissioni da parte dei Paesi ricchi e sugli aiuti per quelli poveri. La Conferenza avrebbe dovuto chiudersi ieri, ma l’impossibilità di trovare un’intesa ha fatto sfociare le negoziazioni nella giornata di oggi. Nelle ultime bozze mancano ancora gli impegni relativi alle azioni sul clima e allo stanziamento di fondi su cui i Paesi più poveri contano. Tuttavia, il documento include un testo su “perdita e danni”, concetto relativamente nuovo che si riferisce ai danni derivanti dalle catastrofi legate al clima.
Gli Stati insulari, minacciati dall’innalzamento del livello del mare, spingono per l’approvazione di un meccanismo che li aiuti a far fronte a questo tipo di disastri, ma hanno trovato l’opposizione dei Paesi più abbienti, primi fra tutti gli Usa. Un accordo finale è atteso per oggi. I Paesi hanno intenzione di adottare un nuovo patto per il clima entro il 2015. Le nazioni più povere sono entrate nei colloqui chiedendo la definizione di un calendario che stabilisca le tappe secondo cui i Paesi ricchi aumentino lo stanziamento fino a 100 miliardi di dollari annualmente entro il 2020, un impegno a livello generale preso tre anni fa. Ma le nazioni ricche, tra cui gli Usa, i membri dell’Ue e il Giappone, sono ancora alle prese con la crisi finanziaria e non sono interessati a entrare in trattative dettagliate in questo senso a Doha. E infatti, l’ultima bozza include un riferimento a obiettivi a medio termine di finanziamento, e indica solo in generale una promessa a “identificare percorsi per mobilitare l’aumento dei finanziamenti per il clima”.
Molto deluso Quamrul Chowdhury, del Bangladesh, capo negoziatore del gruppo di Paesi meno sviluppati, che ha definito quelli di Doha i colloqui con il “risultato più debole” mai visto dall’inizio delle negoziazioni due decenni fa. “Siamo restii ad accettarlo. Ma in ogni modo dobbiamo tenerlo in considerazione. La maggior parte della nostra delegazione se n’è già andata”, ha spiegato. L’obiettivo generale dei colloqui è impedire che le temperature salgano di oltre 2 gradi rispetto al periodo pre-industriale. Ad oggi, l’aumento rispetto a quel periodo, secondo l’ultimo rapporto dell’Onu, è di circa 0,8 gradi. Una recente proiezione della Banca mondiale mostra che, su questa strada, le temperature dovrebbero crescere fino a 4 gradi entro il 2100.
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