Roma, 7 nov. (LaPresse) – “L’America farà come ha sempre fatto: tornerà ad essere una nazione unita, superando le differenze e accetterà l’esito del voto”. Sono le 23 di ieri, in Italia, quando l’ambasciatore degli Stati Uniti a Roma, David Thorne, accoglie con queste parole le centinaia di persone accorse all’hotel Excelsior della capitale, in via Veneto, per seguire i risultati delle elezioni presidenziali Usa. Thorne sottolinea l’importanza dell’appuntamento, definendolo “un momento pulsante non solo per la democrazia americana, ma anche per l’Europa” perchè, ha spiegato “insieme dovremo trovare le migliori soluzioni per superare l’attuale crisi economica e tornare a crescere”. E l’ambasciatore non risparmia critiche nei confronti di una campagna elettorale che ha avuto una spesa “davvero eccessiva”.

“Spero – prosegue – che troveremo il modo per controllare la spesa e tornare a pensare meno ai soldi e più alle idee”. Oltre a tanti esponenti del mondo americano in Italia, ad assistere al discorso di Thorne ci sono anche tanti big della politica e dell’economia italiana. Per il governo, il ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Antonio Catricalà e il viceministro del Lavoro, Michel Martone.

Presente anche il sottosegretario allo Sviluppo economico, Claudio de Vincenti, e quello agli Esteri, Marta Dassù. C’era anche l’ex ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, l’ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, il deputato del Pdl Alfonso Papa, Ignazio Marino del Pd, Giancarlo Giorgetti della Lega Nord. E poi ancora: il presidente del Cnel, Antonio Marzano, Margherita Boniver. Tra i big dell’economia, il presidente di Finmeccanica, Giuseppe Orsi. Non solo politica, ma anche spettacolo. Tra gli altri, il conduttore televisivo Tiberio Timperi e l’attore statunitense Daniel McVicar. Gli esponenti del governo non si sono voluti sbilanciare sull’esito del voto.

Passera ha confessato di avere “una chiara speranza” dentro di sè, mentre Catricalà ha preferito non esprimere una preferenza tra Obama e Romney perchè “membro di un governo tecnico” e una preferenza sarebbe “fuor d’opera”. “I rapporti tra Italia e Stati Uniti – ha comunqe sottolineato il sottosegretario – sono sempre stati ottimi e non sono condizionati dalle colorazioni politiche dei governi”. Per Martone “non è il momento di fare pronostici”, ma spera ed è sicuro che “l’America darà una grande prova di democrazia come nella sua tradizione”. “Auspico – ha aggiunto il viceministro – che i prossimi quattro anni siano anni di governabilità perchè in questo momento c’è bisogno di democrazia, ma anche di anni sereni per ripartire su basi solide”. I presenti assistono agli exit poll e allo spoglio delle schede dai maxischermi presenti in sala. La lunga notte romana guarda all’America con apprensione, speranza e trepidazione: tutti aspettano di conoscere chi guiderà gli States per i prossimi quattro anni.

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