Beirut (Libano), 3 set. (LaPresse/AP) – Almeno 19 persone hanno perso la vita in seguito al bombardamento dell’esercito siriano sulla città settentrionale di al-Bab, a circa 30 chilometri dal confine con la Turchia. Lo riferisce l’Osservatorio siriano per i diritti umani. I Comitati per il coordinamento locali parlano di un bilancio più alto, di almeno 25 morti. Un video amatoriale, la sua autenticità non può però essere verificata, mostra alcuni uomini cercare freneticamente di estrarre corpi dalle macerie. Secondo stime dell’opposizione, dall’inizio del conflitto, a marzo dello scorso anno, circa 26mila persone hanno perso la vita in Siria.
SCONTRI NEL RESTO DEL PAESE. Violenze si riportano anche in altre parti del Paese. Secondo quanto riportano gli attivisti, almeno 5 persone sono morte e altre 23 sono rimaste ferite a Jaramana, sobborgo di Damasco, in seguito all’esplosione di un’autobomba. Scontri si registrano anche in altri sobborghi della capitale, nella regione orientale dei Deir el-Zour, a Daraa nel sud, e a Idlib e Aleppo nel nord.
BRAHIMI VERSO MISSIONE IMPOSSIBILE. Intanto, Lakhdar Brahimi, il nuovo inviato speciale di Onu e Lega araba, si prepara ad affrontare il difficile compito in cui ha fallito Kofi Annan: cercare di mettere fine alla crisi, o quanto meno aprire una strada di speranza. “So quando è difficile. Non posso dire impossibile, ma quasi”, ha dichiarato in un’intervista alla Bbc condotta da Lyse Doucet. “Affronto il mio ruolo con gli occhi aperti e senza illusioni che possa essere facile. Provarci è un dovere ed è quello che faremo”, ha dichiarato il diplomatico, spiegando di essere stato molto in contatto con Annan durante il suo incarico.
SIRIA PROMETTE SOSTEGNO A INVIATO. Fin dall’inizio, come era stato con Annan, il governo di Damasco ha garantito sostegno a Brahimi. Una posizione ribadita oggi dal ministro dell’Informazione, Omran al-Zoebi, secondo cui la Siria “darà a Brahimi ogni assistenza possibile”, come ha fatto “con Kofi Annan”. Il ministro ha quindi invitato Arabia Saudita e Qatar a “smetterla di inviare armi (ai ribelli, ndr) e a chiudere le basi di addestramento” sui loro territori.
FRANCIA: USEREMO FORZE CONTRO ARMI CHIMICHE. Sulla crisi siriana continua nel frattempo a muoversi anche l’Europa. Le parole più forti giungono dal ministro degli Esteri francese Laurent Fabius che ha lanciato un monito in caso di utilizzo di armi chimiche o biologiche da parte del regime di Assad. “La nostra risposta sarebbe massiccia e violenta”, ha detto il ministro intervenendo a radio Rmc. “Stiamo discutendo le possibilità soprattutto con i nostri partner americani e britannici”, ha aggiunto.
UNA LINEA ROSSA. Sull’argomento si era soffermato nei giorni scorsi anche il presidente statunitense Barack Obama che aveva sottolineato come per gli Usa l’uso di queste armi rappresenta una “linea rossa” per un possibile intervento militare. Russia e Cina sono “nella stessa posizione”, ha aggiunto oggi Fabius riconoscendo tuttavia che il loro continuo sostegno ad Assad sia frustrante. I vertici siriani hanno fatto sapere che l’uso delle armi chimiche o biologiche potrebbe avvenire nel caso in cui la Siria venisse attaccata dall’esterno. Si ritiene che Damasco sia in possesso di gas nervini e di iprite, oltre che di missili Scud in grado di trasportare questi agenti sui bersagli.
OPPOSIZIONE CHIEDE INTERVENTO. A chiedere a gran voce un intervento deciso è l’opposizione siriana. Ancora oggi, il capo del Consiglio nazionale siriano, Abdelbaset Sieda, in visita a Madrid, è tornato sul punto. “Sarò molto chiaro. Chiederemo l’intervento militare per proteggere i civili siriani che stanno venendo costantemente uccisi da un anno e mezzo”, ha detto incontrando il ministro degli Affari esteri spagnolo, José Manuel Garcia Margallo. “L’Unione europea – ha aggiunto Sieda dopo l’incontro – deve prendere l’iniziativa e fare pressione sulla Russia, in modo da riuscire a stabilire alcune aree protette per i rifugiati”.
NUOVO PRESIDENTE CROCE ROSSA A DAMASCO. Tra gli aspetti più preoccupanti della crisi c’è proprio la situazione umanitaria. Per affrontarla è arrivato oggi a Damasco per una visita di tre giorni Peter Maurer, nuovo presidente del Comitato internazionale della Croce rossa (Cicr). Durante la sua permanenza ha in programma incontri con il presidente Bashar Assad e diversi suoi ministri. Come spiegano i funzionari della Croce rossa, i colloqui riguarderanno “la situazione umanitaria in rapido deterioramento” e le difficoltà affrontate da Cicr e Mezzaluna rossa siriana nel raggiungere le persone colpite dal conflitto. Maurer, diplomatico svizzero di carriera, ha preso il posto di Jakob Kellenberger il primo luglio.
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