Amman (Giordania), 14 ago. (LaPresse/AP) – “Il regime è sull’orlo del collasso, sia moralmente che economicamente. Chiedo all’esercito siriano di seguire l’esempio di quelli di Egitto e Tunisia e di passare dalla parte del popolo”. Così, nella sua prima apparizione pubblica dalla fuga in Giordania, l’ex premier siriano Riyad Hijab. Parlando di fronte alla bandiera dei ribelli in conferenza stampa da Amman, la prima dall’abbandono del regime, l’ex primo ministro ha poi spinto i “leader siriani degni di onore” a disertare a loro volta, sottolineando come “la Siria è piena di onorevoli ufficiali e leader militari che aspettano l’occasione giusta per unirsi alla rivoluzione”.

Parlando delle continue violenze, dei bombardamenti del governo di Assad e di altri attacchi contro le roccaforti dell’opposizione, Hijab ha affermato di avvertire “dolore nell’anima” e di essere stato “impotente” nel tentativo di “fermare le ingiustizie” in Siria. Quindi ha aggiunto che le truppe governative di Damasco controllano al momento solo il 30% del territorio siriano.

Hijab, fuggito lunedì della scorsa settimana con la famiglia, è il più alto funzionario di Damasco ad aver lasciato le fila del governo siriano. Pur riferendo di appoggiare i ribelli nel conflitto civile, l’ex premier non ha fornito dettagli su quali siano i suoi progetti futuri. Secondo alcune voci circolate negli ultimi giorni dovrebbe recarsi in Qatar, uno dei principali Paesi sostenitori dell’opposizione.

Intanto, non si fermano le violenze. Scontri e bombardamenti sono in corso in diverse aree, dalla città settentrionale di Aleppo, a quella meridionale di Daraa. Gli attivisti riferiscono di avere notizie di violenze anche in sobborghi della capitale Damasco e a Idlib, regione nel nordovest del Paese. Nel difficile tentativo di trovare una via d’uscita dalla crisi, oggi l’inviato speciale del presidente Assad, Buthaina Shaaban, è in Cina per colloqui con il ministro degli Esteri Yang Jiechi. Il portavoce del ministero, Qin Gang, ha annunciato che il governo cinese sta anche considerando di invitare membri dell’opposizione siriana per risolvere la crisi.

Mentre continuano gli sforzi internazionali, Damasco fa sapere che sosterrà Lakhdar Brahimi come successore di Kofi Annan, inviato speciale di Lega araba e Nazioni unite nel Paese, da diversi mesi ormai impegnato a condurre gli sforzi per mettere fine al conflitto, le cui dimissioni scatteranno a fine mese. Brahimi, ex ministro degli Esteri algerino e funzionario delle Nazioni unite, deve ancora accettare formalmente la carica.

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