Goma (Congo), 3 ago. (LaPresse/AP) – Il primo caso di colera è stato registrato in un campo profughi improvvisato nei pressi di Goma, nell’est del Congo. Lo fa sapere il dottor Patrick Wieland di Medici senza frontiere (Msf), precisando che il gruppo ha allestito una clinica e un reparto di isolamento nel campo di Kanyaruchinya, dove vivono tra 10 e 20mila civili fuggiti dagli scontri tra le forze governative appoggiati dai caschi blu dell’Onu e ribelli del gruppo M23. Il colera è una malattia infettiva del tratto intestinale, causata da sporcizia e mancanza di igiene.
Le agenzie umanitarie, ha riferito Wieland, stanno portando acqua potabile nel campo, ma i rifugiati usano probabilmente contenitori sporchi per trasportarla. Inoltre, ha spiegato il medico, il numero di bagni non è sufficiente per le persone fuggite la settimana scorsa dai combattimenti nelle regioni di Rutshuru e Kiwanja, a circa 80 chilometri a nord di Goma.
La settimana scorsa i ribelli avevano attaccato le truppe congolesi nella base dei caschi blu a Kiwanja, dove si trovavano circa 2mila persone fuggite dopo scontri precedenti. “Stiamo curando persone che hanno perso braccia e gambe in esplosioni di granate e altre armi pesanti”, ha riferito Wieland, aggiungendo che per la prima volta dall’inizio della rivolta tre mesi fa il Msf ha più pazienti civili che combattenti. Da aprile, ha precisato il medico, l’organizzazione ha offerto cure a oltre 500 persone rimaste ferite nel conflitto.
Al momento l’esercito controlla soltanto la città di Goma e il villaggio di Kibumba, a 10 chilometri di distanza. Intanto, fa sapere l’Onu, la settimana prossima il sottosegretario delle Nazioni unite per gli Affari umanitari, Valerie Amos, visiterà il Congo e il Rwanda per “attirare l’attenzione al peggioramento della situazione umanitaria nella regione”.
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