Gerusalemme, 22 lug. (LaPresse/AP) – A pochi giorni dall’inizio dalle Olimpiadi e con ancora negli occhi le immagini dell’attentato di Burga, non si spengono i timori di un attacco contro obiettivi israeliani durante i Giochi. Proteggere i propri atleti per il governo di Tel Aviv è diventata una particolare preoccupazione dal 1972, quando in seguito a un’azione della formazione palestinese Settembre Nero, furono uccisi 11 membri della delegazione israeliana.
Il ministro della Difesa Ehud Barak ha confermato ai giornalisti che le agenzie di intelligence di tutto il mondo stanno lavorando con quelle britanniche “per rendere minime le possibilità che si verifichi qualsiasi tipo di incidente durante le Olimpiadi”. La vigilanza, ha aggiunto, “è prima di tutto una conseguenza delle cose avvenute in passato, cose che tutti ricordiamo delle Olimpiadi di Monaco. Dobbiamo restare vigili”.
Intanto, però, il governo di Tel Aviv si muove. Il ministro degli Esteri, Avigdor Lieberman, come annuncia il suo ufficio, sarà domani a Bruxelles per incontrare la controparte britannica, William Hague, e altri nove ministri degli Esteri europei, per chiedere loro di aumentare i controlli di sicurezza negli aeroporti e nei siti frequentati dagli israeliani.
Secca però la smentita della notizia diffusa oggi dal Sunday Times, secondo cui Israele avrebbe inviato spie in tutte le capitali europee dopo l’attacco in Bulgaria, per cercare una presunta squadra terroristica iraniana che avrebbe come obiettivo gli sportivi israeliani impegnati a Londra. “L’intelligence – ha dichiarato ad Army Radio Amos Gilad, alto funzionario del ministero della Difesa di Tel Aviv – non lavora in questo modo. Non invia decine di agenti a cercare fantasmi”.
I timori di un attacco, anche non fosse contro obiettivi israeliani, tuttavia rimangono. Decine di migliaia di agenti di polizia e di membri delle squadre di sicurezza saranno dispiegati nella capitale britannica. Inoltre, sulla zona che sovrasta gli impianti olimpici, è in vigore una no-fly zone dal 14 luglio al 15 agosto.
“Sfortunatamente – ha dichiarato ad Associated Press Efraim Zinger, direttore del Comitato olimpico israeliano – siamo parte di una celebre lista di Paesi” le cui squadre sono suscettibili agli attacchi. “La nostra gente – ha aggiunto – lavora, e continuerà a farlo, a stretto contatto con le autorità locali. Abbiamo fiducia che queste facciano il possibile per proteggere tutti gli atleti olimpici”.
© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata