Orlando (Florida, Usa), 23 mar. (LaPresse/AP) – Mobilitazione nazionale negli Stati Uniti per chiedere giustizia per Trayvon Martin, il 17enne di colore ucciso da una guardia volontaria di quartiere semplicemente perché insospettita dal fatto che il ragazzo indossava un cappuccio. Il caso di Trayvon Martin è “una tragedia”, ha detto oggi Obama, aggiungendo che bisogna indagare su ogni aspetto. L’omicida, il 28enne George Zimmerman, non è stato fermato e stanotte migliaia di persone sono scese in piazza per chiederne l’arresto a Sanford, il sobborgo di Orlando dove il teenager è stato ucciso. Nonostante la sparatoria risalga al 26 febbraio, la notizia è venuta fuori solo da qualche giorno tramite Twitter. Sui social network l’indignazione si è diffusa rapidamente dando una eco nazionale a un fatto fino a quel momento sentito solo nella ristretta comunità locale della Florida. Al coro di cinguettii per chiedere giustizia si sono uniti così anche personaggi pubblici come Spike Lee e Michael Moore.

Il 26 febbraio Trayvon Martin, che di solito viveva a Miami, era a Sanford per fare visita alla sua famiglia. Era appena uscito da un negozio dopo aver acquistato un pacco di caramelle e una lattina di the freddo, quando il vigilante George Zimmerman lo ha avvicinato. Pioveva, perciò per ripararsi Trayvon si era messo la giacca sulla testa a mo’ di cappuccio. Dalle telefonate al 911 emerge che Zimmerman dice a un agente di polizia che il ragazzo gli sembra sospetto; il poliziotto gli dice di lasciare perdere e smettere di seguire Trayvon, ma la guardia non lo ascolta. Secondo la versione data da Zimmerman, il ragazzo lo avrebbe aggredito e lui avrebbe agito per legittima difesa. È un fatto, comunque, che Trayvon Martin era disarmato. Il dipartimento della Giustizia e l’Fbi hanno aperto un’indagine per appurare la violazione dei diritti civili e la procura ha convocato per il 10 aprile un grand jury che dovrà decidere se accusare ufficialmente Zimmerman.

Il tam tam sulla rete è cominciato un paio di settimane fa con alcuni messaggi criptici come ‘Dov’è la giustizia?’, e ‘Rip TrayvonMartin’. Dettagli più chiari sono arrivati quando il noto presentatore radiofonico Michael Baisden ha pubblicato un post rilanciandolo ai suoi 65mila follower su Twitter e 585mila fan su Facebook: ‘Un ragazzo di 17 anni disarmato è stato ucciso da una guardia di quartiere a Sanford, sobborgo di Orlando, in Florida’, si leggeva nel post che rimandava al link con la storia completa. Da allora il fatto è diventato un caso nazionale. I genitori di Trayvon Martin hanno lanciato online su Change.org una petizione per chiedere l’arresto di Zimmerman e sono già state raccolte oltre un milione e 400mila firme. Il nome TrayvonMartin è stato twittato oltre 600mila volte e su Facebook molti utenti hanno messo come foto profilo immagini che li ritraggono con il cappuccio scrivendo ironicamente ‘Sembro sospetto?’.

Ieri la protesta in rete ha avuto un primo risvolto concreto: il capo della polizia di Sanford, Bill Lee, ha annunciato le dimissioni. Lee ha motivato la decisione dicendo che la sua presenza era diventata elemento di distrazione per le indagini sul caso. La polizia, fra l’altro, è stata criticata per non aver ancora arrestato Zimmerman.

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