Gaza City (Striscia di Gaza), 11 mar. (LaPresse/AP) – Continuano i raid dell’esercito di Israele su Gaza, dove oggi tre persone sono rimaste uccise, portando così a 18 il bilancio totale delle vittime degli ultimi tre giorni. Secondo quanto riferisce Adham Abu Salmia, ufficiale del ministero della Salute di Gaza, le vittime di oggi sono un sospetto militante, morto in un attacco contro un sito per lanciare i razzi a Gaza City; un ragazzino di 12 anni, colpito mentre stava recandosi con amico a scuola a piedi nella città di Jebaliya; un uomo di 60 anni, guardiano di una fattoria, morto, assieme al suo cane, mentre passeggiava. In risposta ai raid israeliani, i palestinesi hanno lanciato oltre 120 razzi, causando venerdì un ferito. Le scuole israeliane dell’area e l’università Ben-Gurion di Beer Sheva sono rimaste chiuse oggi in seguito agli scontri. “Continueremo a colpire le cellule terroristiche che provano ad attaccarsi”, ha commentato il portavoce dell’esercito, il generale Yoav Mordechai.

Difficile capire come sarà possibile arrivare a una tregua. A tentare una mediazione è l’Egitto, che in passato ha lavorato per trovare una tregua nel conflitto. Un ufficiale vicino alle trattative, riferisce però che gli egiziani stanno incontrando ostacoli da parte di due gruppi militanti, i Comitati di resistenza popolari e la Jihad islamica. Entrambi vogliono la sicurezza che Israele non conduca attacchi nei loro confronti, ma questa è una condizione che l’Egitto non è in grado di garantire. “Non c’è spazio per parlare di calma considerando la continua aggressione sionista”, ha commentato Khaled Batch, leader del gruppo Jihad islamica a Gaza, rispondendo ai tentativi dell’Egitto di promuovere una tregua.

Contatti per provare a contenere le violenze sono stati attivati anche tra gli ufficiali di Hamas e i leader di Qatar, Turchia e Lega araba. Hanan Ashrawi, portavoce palestinese e membro di spicco dell’Organizzazione per la liberazione della Palestina, riferisce che il presidente Mahmoud Abbas è in contatto con i leader di Gaza e che l’Egitto sta provando a ristabilire la calma.

Da parte israeliana però non arrivano segnali di riconciliazione. “Abbiamo pagato un duro prezzo e continueremo a pagarlo. Continueremo a batterci contro queste minacce terroristiche”, ha detto il primo ministro Benjamin Netanyahu. Secondo il ministro degli Esteri Avigdor Lieberman, invece, non avrebbe senso lanciare una offensiva di larga scala su Gaza a meno che non punti a rovesciare il regime di Hamas. Lieberman non ha detto se effettivamente questa operazione sia stata pianificata, ma ha notato che le violenze che provengono da Gaza sono “inaccettabili”.

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