Damasco (Siria), 10 mar. (LaPresse/AP) – L’inviato speciale delle Nazioni unite Kofi Annan è arrivato in Siria per cercare di aiutare a mettere fine al conflitto che da un anno sta insanguinando il Paese. Appena giunto a Damasco, Annan ha incontrato il presidente Bashar Assad con cui, riferisce l’agenzia di stampa statale Sana, il colloquio è stato “positivo”. Obiettivo della visita, aveva spiegato lo stesso ex segretario generale dell’Onu, è cercare di trovare una via d’uscita pacifica alla crisi che ha già provocato la morte di oltre 7.500 persone. Ma la missione internazionale di alto profilo si è dovuta imbattere ancora prima di iniziare con il secco no da parte dell’opposizione agli appelli di Annan al dialogo con il regime. Inoltre, secondo quanto riferisce l’Osservatorio siriano per i diritti umani, l’esercito di Damasco ha ripreso a sparare. Questo volta non più sulla martoriata Homs, ma sulla regione settentrionale di Idlib.
La missione di Annan segna un importante passo della comunità internazionale in direzione della pace a quasi un anno dall’inizio delle proteste dell’opposizione contro Assad, nate sull’onda delle rivoluzioni scattate in Tunisia ed Egitto. Secondo quanto riferito ieri ai giornalisti dal segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, la priorità di Annan è il raggiungimento immediato della fine delle violenze da parte di soldati governativi e combattenti dell’opposizione. Un cessate il fuoco, ha aggiunto Ban, dovrà comunque essere immediatamente seguito da colloqui politici che includano tutte le parti.
Un compito tutt’altro che semplice, visto che solo ieri il leader del Consiglio nazionale siriano, Burhan Ghalioun, ha respinto gli inviti da parte di Annan al dialogo. “Ogni soluzione politica – ha detto parlando da Parigi – non avrà successo se non accompagnata dalla pressione militare sul regime. Nel suo incarico di inviato internazionale, speriamo che (Annan, ndr) abbia modo di mettere fine alle violenze”.
Da Idlib, dove negli ultimi giorni l’esercito ha spostato carri armati e mezzi corazzati, testimoni riferiscono di famiglie in fuga o in cerca di rifugio. Combattenti dell’opposizione sono stati visti correre per le strade e cercare un nascondiglio dietro ad alcuni edifici nel corso di scontri con le truppe dell’esercito. I feriti sono stati caricati su camion per essere portati nelle cliniche. Un gruppo di uomini ha lavorato per distruggere i dossi artificali di una strada in modo da permettere alle ambulanze e ad altri veicoli di muoversi più rapidamente. Il timore degli attivisti è che, dopo l’offensiva lanciata su Homs, il regime voglia ora concentrarsi proprio sulla zona di Idlib, dove forte è il dissenso.
Intanto dal Cairo, dove oggi è in programma il summit della Lega araba, il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov ha ribadito che Mosca non sta “proteggendo alcun regime”, ma sta cercando di “proteggere la legge internazionale” e di “promuovere una risoluzione pacifica” alla crisi siriana.
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