Roma, 8 mar. (LaPresse) – “C’è il rischio di una nuova catastrofe umanitaria. Per questo ascoltiamo e condividiamo l’appello delle popolazioni colpite e cerchiamo di rispondere rapidamente, intensificando gli aiuti immediati per prevenire una crisi più grave”. Questo il messaggio lanciato da Caritas Italia e dalle altre Caritas del ‘Gruppo di lavoro sul Sahel’ riunitosi a Bamako, capitale del Mali. L’allarme alimentare tocca ormai circa 10 milioni di persone, “che rischiano – spiega la Caritas – di diventare il doppio se non verranno prese urgentemente misure efficaci”.

I Paesi maggiormente colpiti sono Mali, Niger e Burkina Faso e, in misura minore, Senegal e Ciad. Le piogge del 2011 sono state insufficienti e hanno generato un raccolto deficitario (25% in meno rispetto all’anno precedente), a cui è seguito l’aumento dei prezzi dei beni alimentari, soprattutto cereali, che ha colpito in modo drammatico le popolazioni del Sahel, che dal 2000 subiscono ciclicamente crisi alimentari. A queste cause contingenti si uniscono fattori socio-politici come povertà cronica, forte pressione demografica, basso tasso di alfabetizzazione, debolezza delle economie locali e loro dipendenza dai mercati internazionali, oltre alle recenti crisi politiche in Costa d’Avorio, e Libia e al conflitto nella zona nord del Mali.

La rete Caritas ha messo in atto una strategia d’intervento comune, attivando sin dai primi mesi di siccità un sistema di allerta delle diocesi e delle parrocchie, per poter avere informazioni precise e capillari e dare rispose adeguate. Sono stati così avviati i primi interventi di emergenza, che prevedono la distribuzione di cibo e sementi gratuite o a prezzi agevolati, il rifornimento dei granai di riserva dei villaggi, il sostegno a piccole attività generatrici di reddito e a sistemi di assistenza alternativi quali ‘denaro per lavoro’ (cash for work) e ‘cibo per lavoro’ (food for work).

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