Washington (Usa), 6 mar. (LaPresse/AP) – “Nessuno di noi può permettersi di aspettare ancora a lungo. In quanto primo ministro di Israele, non permetterò mai che il mio popolo viva nell’ombra dell’annientamento”. Così il premier israeliano Benjamin Netanyahu in un discorso all’America Israel Public Affairs Committee, un gruppo di pressione pro-israeliano di Washington. In un chiaro riferimento al programma nucleare dell’Iran, che lo Stato ebraico considera una minaccia per la propria esistenza, Netanyahu ha affermato che non “scommetterà sulla sicurezza d’Israele”. Il discorso del premier israeliano, molto più duro rispetto alle parole pronunciate dopo l’incontro con il presidente Usa Barack Obama, è stato accolto da numerose standing ovation da parte del pubblico composto da oltre 13mila persone. Le dichiarazioni di Netanyahu suggeriscono che Tel Aviv non esiterebbe di lanciare un attacco unilaterale contro Teheran. Lo Stato ebraico, ha detto Netanyahu, “ha aspettato pazientemente” perché la diplomazia e le sanzioni dessero dei risultati, ma il tempo sta lavorando contro questo approccio.

Il leader israeliano ha respinto la tesi secondo cui un attacco all’Iran avrebbe conseguenze troppo gravi, provocando rappresaglie da parte di Teheran. Ha mostrato ai presenti una copia di una lettera del 1944 in cui il dipartimento di Guerra Usa rifiutava la richiesta dei leader ebraici di bombardare il campo di concentramento nazista di Auschwitz, affermando che sarebbe un’azione “inefficace” e che “potrebbe provocare azioni ancora più vendicative da parte dei tedeschi”. “Amici miei – ha commentato Netanyahu – il 2012 non è il 1944. Oggi abbiamo il nostro Stato. E lo scopo dello Stato ebraico è difendere la vita degli ebrei e garantire agli ebrei un futuro”.

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