New York (New York, Usa), 17 feb. (LaPresse/AP) – Il corrispondente del New York Times Anthony Shadid è morto in Siria a causa di un apparente attacco di asma mentre lavorava. Secondo quanto riferisce il Times, il fotografo del quotidiano Tyler Hicks era con lui al momento della morte, avvenuta nell’est del Paese, e ha portato il corpo in Turchia. Premio Pulitzer nel 2004 e nel 2010 grazie agli articoli scritti dall’Iraq, Shadid, 43 anni, si trovava in Siria per coprire la rivolta contro il regime del presidente Bashar Assad. Aveva in passato lavorato per Associated Press, The Washington Post e The Boston Globe. Era stato ferito da uno sparo nel 2002 in Cisgiordania e rapito per sei giorni in Libia lo scorso anno.

Il padre, Buddy Shadid, ha detto ad Associated Press che il figlio soffriva di asma da tutta la vita e portava sempre dietro i farmaci. “Stava camminando verso il confine – ha aggiunto – perché era troppo pericoloso procedere in macchina. Camminava dietro ad alcuni cavalli ed è allergico dei cavalli più di ogni altra cosa. E ha avuto un attacco d’asma”. “Anthony era uno dei migliori giornalisti della nostra generazione”, ha commentato l’editore del Times Arthur Sulzberger in un comunicato. “Era – si legge ancora – una persona eccezionalmente buona e generosa. Ha portato ai suoi lettori racconti ravvicinati da molte regioni dilaniate dalla guerra, spesso con grande rischio personale. Siamo stati fortunati ad avere come collega Anthony e piangiamo la sua morte”.

Shadid si trovava in Siria da una settimana. L’esatta posizione al momento della morte non è ancora chiara. Lui e Hicks erano stati aiutati da guide a cavallo ad attraversare il confine fra la Turchia e la Siria per entrare nella provincia di Idlib. Il fotografo ha dichiarato al Times che Shadid aveva avuto una crisi d’asma la prima sera in cui erano in Siria e che ne aveva avuta una più grave la settimana dopo, mentre tornavano indietro verso la Turchia. Stanotte, ha raccontato, “ero accanto a lui e gli ho chiesto se stava bene, poi è crollato” e il suo respiro era “molto debole” e “veramente poco profondo”. Dopo pochi minuti, ha potuto solo constatare che “non stava più respirando”. Il padre di Shadid ha detto che un collega ha cercato di rianimare suo figlio dopo l’attacco d’asma, non riuscendo però a salvarlo.

“Erano in un posto isolato. Non c’erano medici nei dintorni”, ha detto Buddy Shadid. “Ci sono volute un paio d’ore per portare mio figlio in un ospedale turco”. Shadid, statunitense di origini libanesi, lascia la moglie Nada Bakri, un figlio e una figlia. Nel 2004 la commissione per il premio Pulitzer nel concedergli il premio aveva lodato “la sua straordinaria abilità di catturare, a proprio rischio, le voci e le emozioni degli iracheni mentre il loro Paese veniva invaso, il loro leader cadeva e la loro vita stravolta”. Il direttore esecutivo del Times, Jill Abramson, ha fatto circolare una nota in redazione, con cui ha annunciato la morte di Shadid e ne ha ricordato la memoria: “Anthony è morto come è vissuto, determinato a portare la testimonianza della trasformazione che sta attraversando il Medioriante e della sofferenza delle persone coinvolte loro malgrado nel conflitto fra governo e opposizione”.

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