Hartford (Connecticut, Usa), 25 ott. (LaPresse/AP) – Gli avvocati di un detenuto britannico negli Usa in sciopero della fame hanno chiesto alla Corte suprema del Connecticut di far smettere l’alimentazione forzata del loro assistito, William Coleman, da parte dei funzionari del carcere. Coleman smise di mangiare nel 2007 e da allora ha perso 45 chili, poiché sostiene che le accuse di stupro nei suoi confronti sono state fabbricate ad arte. Le autorità hanno iniziato ad alimentarlo tramite un tubo inserito nel naso nel 2008, quando smise di accettare fluidi. Coleman accettò allora l’alimentazione liquida, ma sostiene che forzarlo ad alimentarsi viola il suo diritto alla libertà di parola. I suoi avvocati hanno dichiarato oggi di fronte alla Corte suprema che lo scorso anno un tribunale inferiore decise a torto di permettere al dipartimento Carcerario di alimentare Coleman. Il vice procuratore generale Lynn Wittenbrink sostiene che i funzionari sono obbligato a proteggere le vite dei detenuti.
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