Lagos (Nigeria), 3 set. (LaPresse/AP) – Mentre gli scontri religiosi stanno mettendo a ferro e fuoco il centro della Nigeria e hanno già provocato 21 vittime, sono già 102 i morti nel sudovest del paese a causa delle forti inondazioni delle ultime settimane. I venti che hanno soffiato a 130 chilometri orari, insieme alle intense piogge, hanno spazzato via interi villaggi, lasciando senza un tetto migliaia di persone che già vivono in condizioni di precarietà. Nella zona a nord est di Lagos, lo straripamento di una diga ha provocato l’allagamento di numerosi centri abitati e l’acqua ha danneggiato i principali ponti della regione.

Kafaya Adisa è una donna di 35 anni che a causa delle inondazioni ha perso i suoi due figli. “L’acqua ha portato via i miei bambini – ha raccontato tra le lacrime – e non potrò mai riaverli indietro”. Chi ha perso la casa sta cercando un posto in cui vivere e la Croce rossa internazionale, insieme ai soccorsi locali, ha allestito un campo di accoglienza nella città di Idaban.

“Nessuno ha previsto che le piogge sarebbero state così intense” ha spiegato Oguntola Gabriel, direttore del controllo qualità presso l’Ibadan Water Corporation, che ha poi spiegato che il muro di contenimento della diga non è più stato in grado di trattenere tutta l’acqua. Eppure nelle scorse settimane l’Agenzia nigeriana per le emergenze aveva avvertito le autorità locali che le piogge sarebbero state più intense degli anni scorsi. E proprio l’Agenzia, dopo le alluvioni, ha dichiarato che lo smaltimento corretto dei rifiuti e un drenaggio adeguato del terreno avrebbero potuto limitare i danni in una zona in cui le leggi sulla sicurezza ambientale sono raramente applicate.

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