Oslo (Norvegia), 14 ago. (LaPresse/AP) – Anders Behring Breivik, riportato ieri dalla polizia sull’isola di Utoya, ha ricostruito il massacro in cui il 22 luglio ha ucciso 69 persone. Secondo quanto riferiscono oggi gli ufficiali, nel tour di otto ore sull’isola Breivik ha ripercorso la carneficina nei minimi dettagli. “Il sospettato – ha commentato il procuratore Paal-Fredrik Hjort Kraby – non ha dimostrato di essere inalterabile tornando a Utoya, ma non ha mostrato alcun rimorso”. Le immagini della ricostruzione pubblicate dal quotidiano norvegese Vg mostrano Breivik simulare gli spari nell’acqua, dove i giovani che stavano partecipando al campo estivo del partito laburista sull’isola cercavano di scappare. L’operazione è stata difesa da una massiccia presenza di sicurezza per evitare tentativi di fuga dell’attentatore e per proteggerlo da eventuali assalti.
Durante le ore passate a Utoya con la polizia, Breivik ha percorso la stessa strada presa durante la sparatoria e ha spiegato quello che è accaduto con la minor interferenza possibile da parte degli agenti. L’intera ricostruzione è stata filmata dalla polizia e, da quanto spiega il procuratore, sarà utilizzata più avanti durante il processo. Secondo Hjort Kraby, l’operazione è stata necessaria per evitare di dover ricorrere a una ricostruzione nel mezzo del procedimento e per far sì che l’imputato ricordasse quanti più dettagli possibili. Il procuratore ha confermato che il 32enne si è dimostrato “calmo, collaborativo e preciso”.
Breivik, vestito da poliziotto, sull’isola aveva sparato ai partecipanti a un campo giovanile, dopo che a Oslo aveva ucciso altre otto persone piazzando una bomba in centro. Il 32enne ha confessato i due attacchi, negando però la colpa, perché ritiene che il massacro fosse necesario a salvare Norvegia ed Europa dai musulmani e a punire i politici favorevoli al multiculturalismo.
Il procuratore Paal-Fredrik Hjort Kraby ha inoltre confermato la notizia diffusa dai media norvegesi, secondo cui la polizia ricevette diverse telefonate da Anders Behring Breivik durante la sparatoria, ma non ha spiegato come gli agenti abbiamo reagito alle chiamate. Secondo il quotidiano norvegese Aftenposten, il 32enne si rese disponibile ad arrendersi più volte e chiese alla polizia di richiamarlo, ma non fu ascoltato.
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