Oslo (Norvegia), 27 lug. (LaPresse/AP) – “Stavamo circolando intorno all’isola, sembrava vuota e in un primo momento abbiamo pensato che fosse stata evacuata dalla polizia. Poi abbiamo visto persone che nuotavano e corpi in acqua. Solo allora abbiamo iniziato a realizzare cosa stava succedendo”. Così Marius Arnesen, un cameraman della rete norvegese Nrk, che era a bordo dell’elicottero arrivato per primo sopra l’isola di Utoya, dove Anders Behring Breivik ha ucciso almeno 68 persone.
Arnesen ha spiegato che non aveva idea che Breivik fosse nell’obiettivo della sua telecamera e che non aveva realizzato la portata della strage. “È davvero difficile – spiega Arnesen – tenere la camera ferma e ottenere la giusta inquadratura, perciò ho semplicemente zoomato e ho cercato di rimanere fermo per tre secondi”. Nel filmato girato dal cameraman si vede un uomo vestito di nero circondato da corpi sulla riva e nell’acqua. La Nrk ha reso le immagini disponibili ad altre reti dopo aver offuscato le vittime perché non potessero essere identificate. Arnesen ha scoperto di aver filmato Breivik solo il giorno dopo, quando ha ricevuto una chiamata dai suoi colleghi che avevano controllato le immagini fotogramma per fotogramma.
Il fatto che l’elicottero della Nrk sia arrivato ad Utoya prima della polizia ha suscitato le critiche dell’opinione pubblica. Marianne Bremnes ha raccontato che sua figlia 16enne Julie era uscita allo scoperto dopo aver visto l’elicottero dei giornalisti e ha “sventolato la sua giacchetta rosa”, pensando che fossero poliziotti. “Se si fosse trovata in un punto sbagliato, sarebbe stata uccisa”, ha detto la donna. “Secondo me – ha proseguito Bremnes – la stampa avrebbe dovuto stare alla larga finché non fosse arrivata la polizia. Dovrebbero esserci delle linee guida per quanto riguarda l’etica del loro lavoro, anche se capisco che il ruolo dei giornalisti è importante”. Arnesen ammette di aver pensato se poteva fare qualcosa: “Credo che sia normale che uno ci pensi, ma poi ti rendi conto che non è possibile. Non c’era un posto in cui avremmo potuto atterrare e sapevamo che sull’isola c’era un uomo armato. Uno cerca semplicemente di concentrarsi sul proprio lavoro”.
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