Manovra 2026, saltano norme su pensioni. Cambia anche ritenuta acconto imprese: anticipata al 2028 allo 0,5%

Manovra 2026, saltano norme su pensioni. Cambia anche ritenuta acconto imprese: anticipata al 2028 allo 0,5%

Il Pd: “Giorgetti delegittimato, maggioranza in frantumi”

Nella nuova formulazione dell’emendamento del governo alla manovra 2026 saltano tutte le norme sulla previdenza assieme al capitolo sulla stretta sulle pensioni anticipate: via dunque l’ampliamento della platea per il fondo Inps sul Tfr e il silenzio-assenso entro 60 giorni sulla previdenza complementare per i neoassunti. Saltano poi le misure per il finanziamento della Zes e non figurano più le risorse previste per il credito d’imposta Transizione 4.0, che ammontavano a 1,3 miliardi per il 2026. Così come pure il nuovo contributo per lo stesso importo chiesto alle assicurazioni, attraverso il versamento a titolo di acconto pari all’85% del contributo sui premi delle assicurazioni dei veicoli e dei natanti.

Nella nuova versione dell’emendamento del governo alla manovra 2026 spunta un anticipo della ritenuta d’acconto per le fatture tra imprese: si prevede la misura a partire al 2028 con un’aliquota allo 0,5% che poi sale all’1% dal 2029.

Il gettito della misura viene calcolato in 734,5 milioni di euro che poi salgono a 1,469 miliardi a decorrere dal 2029 quando l’aliquota sale all’1%. La ritenuta deve essere operata con un’aliquota dello 0,5 per cento a decorrere dall’anno 2028 e dell’uno per cento a partire dal 2029, a titolo d’acconto delle imposte sui redditi, sui corrispettivi per le prestazioni di servizi e le cessioni di beni effettuate nell’esercizio di imprese da soggetti residenti e da stabili organizzazioni in Italia di soggetti non residenti che, al momento di ricevere il pagamento, non abbiano aderito alla proposta di concordato preventivo biennale o o che non si trovino in regime di adempimento collaborativo.

Borghi (Lega): “Su pensioni nostra vittoria, se diciamo no è no”

Vittoria della Lega sulle pensioni? “Direi di sì. Forse in passato degli atteggiamenti generosi, di accondiscendenza per riuscire a ottenere armonia nelle coalizioni e cose di questo tipo, erano stati forse fraintesi per mollezza. Io spero che adesso sia chiaro che la Lega se dice no e no e che non tollereremo nessun tipo di aumento dell’età pensionabile né adesso né in futuro”. Lo ha detto il senatore della Lega, Claudio Borghi, parlando con i cronisti a margine dei lavori sulla manovra in commissione Bilancio al Senato. “Discorso chiuso” sulle pensioni “adesso, l’anno prossimo, fra due anni”, ha aggiunto.

Il Pd: “Giorgetti delegittimato, maggioranza in frantumi”

“Quanto accaduto ieri notte è un fatto politico di grande rilevanza. Il ministro Giorgetti è stato platealmente delegittimato dal suo stesso partito, vittima del tentativo affannoso di Salvini di salvare la faccia disconoscendo la stretta pensionistica contenuta nell’emendamento governativo da lui approvato poche ore prima. Il risultato di questo cortocircuito è sotto gli occhi di tutti: una maggioranza nel pallone e una Lega dilaniata da una resa dei conti interna con il proprio ministro dell’Economia”. Così in una nota Antonio Misiani, responsabile Economia nella segreteria nazionale del Pd. “La verità è che ieri i partiti della maggioranza, e in particolare la Lega, hanno giocato cinicamente una partita di potere sulla pelle dei lavoratori italiani, usati come merce di scambio nelle guerre intestine del centrodestra. Da oggi la narrazione di una maggioranza e di un governo compatti va definitivamente in frantumi. La realtà è ben diversa: siamo di fronte a una compagine politica senza bussola, concentrata esclusivamente sulla spartizione e sulla gestione del potere e del tutto priva di una strategia per rimettere in moto un Paese che si è fermato”, conclude.

Renzi: “Giorgetti ha perso la faccia”

“Nell’attesa noi lavoriamo in Senato sperando che prima o poi il Governo decida di farci votare la Legge di Bilancio. Pare che non ci faranno nemmeno votare la Start Tax che avevamo proposto alla Leopolda. Ancora ieri sera stavano litigando sulle misure per le imprese e sulla Legge Fornero che comunque vada non aboliranno nemmeno stavolta, come è ovvio: penso davvero che Meloni e Salvini dovrebbero essere ‘spernacchiati’ a vita (ho messo questa parola tra virgolette perché è una parola usata da Salvini, se cliccate qui avrete conferma alla fonte). Nel frattempo, comunque finisca la telenovela emendamento, Giorgetti ha perso la faccia”. Lo scrive il leader di Italia viva, Matteo Renzi, nella sua Enews di oggi.

Urso: “13 miliardi per imprese, Piano 5.0 sarà più semplice”

Tra iperammortamento, contratti di sviluppo e Nuova Sabatini, “il bilancio dello Stato metterà a disposizione delle imprese 13 miliardi di euro per sostenere gli investimenti in beni strumentali avanzati e impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili”. Così il ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, in un’intervista a ‘Italia Oggi’. “Il Piano 5.0 sarà più semplice e accessibile a tutte le aziende, incluse le energivore”, aggiunge il titolare del Mimit, secondo cui anche il Fondo di garanzia Pmi sarà rivisto “per favorire le soluzioni transattive e l’adesione alle procedure negoziate di gestione della crisi d’impresa”. Ma, sul versante incentivi, l’anno che verrà sarà comunque di “Purgatorio” per l’azienda del Centro-Nord che investe, in attesa che l’iperammortamento entri a regime con la dichiarazione dei redditi per il 2026. “Resta l’impegno” per il vecchio bonus 5.0 “a garantire il beneficio a tutte le imprese che ne avranno diritto”, sottolinea Urso.

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