È stato firmato oggi all’Aran il Contratto collettivo nazionale di lavoro del comparto Istruzione e Ricerca per il triennio 2022-2024, che riguarda oltre 1 milione e 286mila dipendenti tra personale della scuola, università, enti di ricerca e istituzioni Afam (Alta formazione artistica, musicale e coreutica).
L’accordo sottoscritto dopo un lungo e proficuo confronto con le organizzazioni sindacali Cisl, Uil, Snals, Gilda e Anief, prevede un incremento medio a regime di 150 euro medi mensili per 13 mensilità, con punte di 185 euro medi mensili per gli insegnanti (in base all’anzianità di servizio), e 240 euro medi mensili per ricercatori e tecnologi.
Il contratto – che si concentra principalmente sulla parte economica in considerazione dell’ormai imminente avvio della tornata contrattuale 2025-2027 – consentirà inoltre il pagamento di arretrati che per i docenti possono raggiungere circa 2mila euro. Con la firma del contratto per il comparto Istruzione e ricerca si conclude di fatto la stagione contrattuale 2022-2024 per tutti i comparti del pubblico impiego (Funzioni centrali, Sanità, Enti locali, Istruzione e Ricerca), mentre restano da sottoscrivere i contratti della dirigenza sanitaria (medici del Ssn) e della dirigenza degli enti locali, le cui trattative sono in fase avanzata.
Questa settimana segna un momento particolarmente significativo per il pubblico impiego – sottolinea il presidente dell’Aran, Antonio Naddeo -. Con la firma dei contratti di Enti Locali e Istruzione e Ricerca completiamo un percorso che coinvolge oltre 1,6 milioni di lavoratori, ossia metà dell’intera platea del settore pubblico, per un impegno complessivo di 4,1 miliardi di euro a regime di lavoro svolto dall’Aran, sulla base delle indicazioni del Ministro per la Pa, Paolo Zangrillo, sta portando al conseguimento dell’obiettivo principale: quello della continuità della contrattazione, fondamentale per una crescita qualitativa delle pubbliche amministrazioni. La firma di questi contratti rappresenta un segnale concreto di attenzione verso chi ogni giorno contribuisce al funzionamento dei servizi pubblici essenziali, alla formazione delle nuove generazioni e allo sviluppo della ricerca scientifica italiana. La contrattazione collettiva conferma così il suo ruolo centrale nel garantire condizioni di lavoro eque e nel valorizzare il capitale umano del settore pubblico, conclude Naddeo.

