“Il calo in Borsa delle banche europee non è solo ‘colpa’ della Manovra o di un eventuale aumento delle tasse sugli istituti. Il vero tema è che ora il mercato sta ricalibrando la fiducia sulla qualità del credito bancario in generale, dopo quello che sta emergendo negli Usa con le banche regionali”. Così Alessio Garzone, portfolio manager di Gamma capital markets, in un colloquio con LaPresse.
Le notizie recenti raccontano infatti di due banche regionali Usa (Zions e Western Alliance) che hanno dato l’annuncio di ingenti svalutazioni legate o problematiche su alcuni grossi crediti legati a grandi debitori in difficoltà.
Per Garzone “non si tratta più ovviamente contagio diretto perché è possibile che la questione delle frodi e dei fallimenti sia limitata a pochi istituti e forse a qualche grande banca che però può permettersi di sostenere l’onda d’urto. Il vero problema è il contagio di percezione. Quando escono fuori tre casi di prestiti ‘sbagliati’ o addirittura frodi negli Usa in poche settimane, il mercato si chiede: ‘E in Europa? Siamo sicuri che non ci siano falle nascoste anche qui?’”.
“Poi certo – mette in evidenza Garzone – siamo anche in una fase in cui i margini d’interesse si stanno comprimendo (tassi in calo ma costi di funding elevati), la domanda di credito rallenta (effetto credit crunch), i nuovi Npl potrebbero salire con l’economia che tira meno, e le banche hanno già corso molto in Borsa, quindi un rerating naturale ci sta pure”.
La sintesi di Garzone è che “basta un pretesto perché il mercato prenda profitto e testi la tenuta del sistema. Non è panico: è stress test implicito per cui se in America saltano fuori crepe nel private credit e nei prestiti a intermediari finanziari, l’Europa non può sentirsi immune. Del resto, si è sempre detto che quando l’America prende il raffreddore l’Europa prende l’influenza. Le banche sono la parte più sensibile del sistema, appena cala la fiducia, vengono vendute per prime”.