È l’86,3% di adesioni il traguardo raggiunto da Mps nell’Offerta pubblica di acquisto e scambio su Mediobanca nell’ultimo giorno di riapertura dell’Opas. Venerdì scorso le adesioni erano arrivate al 70,48%. E così, a otto mesi dall’annuncio della scalata sulla banca d’affari, avvenuto il 24 gennaio scorso, Monte dei Paschi di Siena va in porto con la sua operazione. Dopo il rilancio da 90 centesimi dell’offerta, la banca senese aveva superato abbondantemente i due terzi con la riapertura dei termini questo mese. L’esito della chiusura definitiva, con le adesioni sopra le aspettative rispetto alle previsioni fino a qualche settimana fa, apre una storica fase in termini di cambiamento degli equilibri della finanza italiana, dall’ipotesi di un terzo polo bancario alla governance di Generali, di cui Mediobanca è azionista al 13,2%. Col risiko Mps-Mediobanca si incrocia infatti la partita del Leone di Trieste. Grazie al controllo dello storico salotto buono della finanza, Montepaschi diventa il primo azionista del colosso delle assicurazioni, un asset strategico nella sfera di interesse del governo, con il Tesoro che detiene ancora una quota rilevante di Montepaschi.
Ora la decisione sul delisting
Con l’Opas che ha raccolto oltre l’80% di adesioni, si spiana la strada per decidere se togliere Piazzetta Cuccia dalla quotazione in Borsa e per la fusione in Mps. Essendosi stoppata l’Opas sotto al 90%, l’istituto timonato dal ceo Luigi Lovaglio non avrà l’obbligo della cosiddetta Opa residuale, da pagare anche in contanti fino a superare il 95%, obbligando gli azionisti a consegnare gli ultimi titoli. Con la partecipazione sopra il 90% sarebbe scattato “l’obbligo di acquisto residuale (con corrispettivo in linea con l’offerta o in cash) e il delisting di Mediobanca (salvo ripristino del flottante entro 90 giorni) – avevano fatto notare nei giorni scorsi gli analisti di Equita -. In caso contrario, Monte dei Paschi potrà decidere se procedere o meno”.
Entro il 3 ottobre la lista dei candidati per il cda
Intanto la banca senese dovrà depositare entro il 3 ottobre la lista dei candidati per i vertici di Piazzetta Cuccia dopo le dimissioni arrivate il 18 settembre dal cda di Mediobanca con quelle del ceo Alberto Nagel. I nomi dovranno poi essere approvati all’assemblea del 28 ottobre. Un cda del Monte potrebbe svolgersi in settimana per varare l’iter, oltre all’avanzamento del percorso per la nomina del nuovo consiglio di amministrazione di Piazzetta Cuccia che l’assemblea Mediobanca voterà a ottobre. Il totonomi si era fino ai giorni scorsi focalizzato sui rumors riguardanti il dg di Piazzetta Cuccia Francesco Saverio Vinci o sull’ad di Mediobanca Premier, Gian Luca Sichel, ma circolano sempre più in queste ore anche altri nomi.
Gli incroci con il dossier Unicredit
La marcia della banca senese per la scalata da 13,5 miliardi sulla merchant bank fondata da Enrico Cuccia, una mossa a cui Nagel si era opposto da subito, destruttura un assetto del sistema finanziario in piedi da circa 25 anni basato sull’asse Piazzetta Cuccia-Generali. E lo fa con un ruolo importante dei due azionisti Delfin (holding dei Del Vecchio) e Caltagirone. Soprattutto se deciderà di dare seguito a un’ipotesi di terzo polo bancario. Questo in un risiko italiano in cui qualche giorno fa, tramite il ceo Giuseppe Castagna, Bpm ha ammesso di guardare proprio anche a quello che sta succedendo in questa fase di consolidamento. E in questo quadro UniCredit avrebbe ridotto la propria partecipazione in Assicurazioni Generali a circa il 2%. La banca, che ad aprile aveva comunicato di detenere il 6,7% del Leone, aveva già abbassato la quota a circa il 5% lo scorso luglio, per poi ridurla ulteriormente, fino all’attuale 2%. La scelta rientra nella strategia di dismissione della quota Generali – ritenuta una partecipazione finanziaria – annunciata dall’amministratore delegato Andrea Orcel.