Meta Ai su WhatsApp, in Italia scatta l’istruttoria Antitrust

Meta Ai su WhatsApp, in Italia scatta l’istruttoria Antitrust
(AP Photo/Jeff Chiu, File)

La procedura dell’Autorità per abuso di posizione dominante. Meta si dice pronta a collaborare, le associazioni dei consumatori soddisfatte

Meta Ai su Whatsapp in Italia finisce nel mirino dell’Antitrust. L’autorità garante della concorrenza e del mercato, agendo in stretta cooperazione con i competenti uffici della Commissione Ue, ha infatti avviato un’istruttoria per abuso di posizione dominante dopo che Meta, il colosso di Mark Zuckerberg che comprende Facebook, Instagram e WhatsApp, “a partire da marzo 2025 ha deciso di pre-installare il proprio servizio di intelligenza artificiale, denominato Meta AI, abbinandolo all’app WhatsApp senza che gli utenti lo abbiano chiesto”, spiega l’Antitrust, che ieri insieme alla guardia di finanza ha anche svolto delle ispezioni nelle sedi italiane della società.

Cosa dice l’Antitrust e la reazione di Meta

Peraltro, viene evidenziato, “Meta AI è stato posto sulla schermata in una posizione prominente e integrato nella barra di ricerca”. Attraverso l’abbinamento con il servizio di messaggistica, Meta “appare in grado di trainare la propria base utenti nel nuovo mercato, non attraverso una concorrenza basata sui meriti, ma ‘imponendo’ agli utenti la disponibilità dei due servizi distinti con potenziale pregiudizio dei servizi concorrenti”. Secondo l’Autorità “esiste dunque il rischio che gli utenti possano restare ‘bloccati’ o funzionalmente dipendenti da Meta AI anche perché tale servizio, utilizzando le informazioni fornite nel tempo, sarebbe in grado di dare risposte sempre più utili e rilevanti”.

Netta la posizione di Meta: “Offrire accesso gratuito alle nostre funzionalità di intelligenza artificiale su WhatsApp dà a milioni di italiani la possibilità di scegliere di usare l’IA in un ambiente che già conoscono, di cui si fidano e che comprendono”, ha spiegato un portavoce assicurando che “stiamo collaborando pienamente con l’Autorità italiana garante della concorrenza”.

Il plauso delle associazioni consumatori

La notizia viene ben accolta dalle associazioni dei consumatori, a partire dal Codacons che aveva presentato un esposto lo scorso marzo: “se saranno accertate condotte illecite, avvieremo le dovute azioni legali a tutela degli utenti che si sono visti imporre il servizio di Ai senza alcun consenso”.

Per Martina Donini, Presidente nazionale Udicon (Unione per la Difesa dei Consumatori), “l’istruttoria Antitrust conferma quanto abbiamo denunciato più volte. Un colosso come Meta non può integrare un servizio di Ai su WhatsApp senza che gli utenti lo abbiano espressamente richiesto, sfruttando una posizione dominante per indirizzare le scelte dei consumatori”. “Ci sono due livelli di preoccupazione: da un lato le modalità con cui Meta impone l’uso della propria Ai, integrandola nell’app e rendendola molto visibile all’utente; Dall’altro, l’accumulo di dati e interazioni che rischia di generare una vera e propria dipendenza dagli algoritmi dell’azienda, riducendo la concorrenza e limitando la libertà di scelta dell’utente – prosegue Donini -. Abbiamo già segnalato i rischi legati all’utilizzo dei dati personali da parte di Meta per addestrare l’Ai, sollevando dubbi su privacy, controllo effettivo delle informazioni e profilazione non trasparente. Ma la questione è più ampia perché è in gioco la libertà di scelta dei consumatori, messa a rischio da ecosistemi digitali sempre più chiusi, dove i grandi player tentano di avviluppare gli utenti in una rete di servizi proprietari, rendendo difficile ogni alternativa. Ora è fondamentale che le istituzioni europee e nazionali vigilino affinché i diritti non vengano sacrificati in nome dello sviluppo tecnologico”.

“Apprendiamo con soddisfazione l’avvio, da parte dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (Agcm), di un procedimento istruttorio nei confronti di Meta, Meta Platforms Ireland Limited, WhatsApp Ireland Limited e Facebook Italy per abuso di posizione dominante”. Così Federconsumatori in una nota. “In particolare, il procedimento riguarda la decisione di Meta di installare il proprio servizio di intelligenza artificiale ‘Meta Ai’ sull’app WhatsApp da marzo 2025, applicazione su cui l’azienda detiene una posizione dominante nel mercato dei servizi di comunicazione via app – continua -. Il servizio è stato integrato in maniera arbitraria, direttamente sulla schermata principale e nella barra di ricerca, senza che gli utenti ne abbiano fatto esplicita richiesta o abbiano fornito esplicito consenso”. “L’integrazione forzata di Meta Ai potrebbe, infatti, portare milioni di utenti ad adottare automaticamente questo strumento, non in virtù della qualità del servizio o della scelta scaturita dalla comparazione di diversi strumenti, bensì grazie alla sua integrazione all’interno dell’app di messaggistica – prosegue la federazione -. In questo modo lo sviluppo di un mercato concorrenziale basato sulla qualità è ostacolato sul nascere. Secondo l’Agcm è sempre più concreto il rischio che gli utenti ‘possano restare ‘bloccati’ o funzionalmente dipendenti da Meta Ai anche perché tale servizio, utilizzando le informazioni fornite nel tempo, sarebbe in grado di dare risposte sempre più utili e rilevanti’”.

“Un rischio che riguarda da vicino non solo la competitività e il mercato, ma anche la libertà stessa degli utenti, dal momento che sappiamo come tali strumenti comportino forme di profilazione sempre più pervasive e difficili da controllare, compromettendo il diritto alla privacy, all’autodeterminazione informativa e alla gestione consapevole dei propri dati – evidenzia Federconsumatori -. Integrare in maniera automatica e incontrollata un sistema di Ai all’interno di uno dei più diffusi canali di messaggistica, significa devolvere dati personali, conversazioni, preferenze, persino atteggiamenti e sentimenti alla piattaforma in oggetto, mettendoli al servizio dell’addestramento di tale strumento e dello sfruttamento a fini commerciali, politici, sociali. Preoccupati da tale evoluzione, non possiamo che augurarci che l’istruttoria dell’Agcm faccia piena luce su una condotta che, se confermata, rischia di compromettere i principi di correttezza, pluralismo tecnologico e libertà degli utenti – sottolinea -. Oltre a sostenere iniziative come quella dell’Agcm, tese ad arginare possibili abusi e condotte pervasive, Federconsumatori è impegnata nella promozione e nell’educazione a un utilizzo consapevole e responsabile degli strumenti di Ai, vigilando affinché l’innovazione non sia uno strumento di controllo, ma sia un’opportunità al servizio delle persone – conclude la federazione -. In un contesto in cui le tecnologie evolvono a ritmo vertiginoso, è fondamentale che la trasformazione digitale sia accompagnata da regole chiare, tutele efficaci, nonché una solida cultura e consapevolezza digitale”.

Cos’è Meta Ai

Meta AI è un assistente virtuale basato sull’intelligenza artificiale sviluppato da Meta (ex Facebook) e integrato in app come WhatsApp, Instagram e Facebook Messenger. Serve per rispondere a domande, fornire suggerimenti, generare testo e immagini (in alcune regioni), e aiutare gli utenti con varie attività all’interno delle app. In pratica, è un chatbot intelligente che può essere utilizzato per ottenere informazioni, assistenza e idee direttamente nelle chat.

Su WhatsApp è possibile interagire con Meta AI tramite la barra di ricerca o un’icona dedicata all’interno delle chat.
Si può scrivere un prompt o selezionare un suggerimento per avviare una conversazione. È possibile richiamare Meta AI anche digitando “@metaai” in una chat.

Meta afferma che le conversazioni con Meta AI non sono visibili agli altri contatti, ma vengono utilizzate per addestrare i modelli, a meno che non venga disattivata la funzionalità tramite le impostazioni della privacy. La funzionalità di Meta AI può essere disattivata nelle impostazioni della privacy dell’app.

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