Via libera alla sanatoria fiscale per gli anni 2019-2023. La commissione Finanze della Camera ha concluso l’esame del dl Fisco, conferendo il mandato al relatore Vito De Palma (FI). Il provvedimento approderà in Aula lunedì per la discussione generale e non è prevista la fiducia. In una breve seduta, giovedì 17 luglio è arrivato il via libera all’emendamento del presidente della commissione Marco Osnato (FdI).
Cosa prevede la sanatoria
Il provvedimento introduce un nuovo ravvedimento speciale per sanare gli anni 2019-2023, riguarderà i soggetti che hanno applicato gli indici sintetici di affidabilità fiscale (Isa) e che aderiscono al concordato preventivo biennale 2025-2026: sarà applicata un’aliquota calcolata sulla base dell’affidabilità fiscale del contribuente. Tra gli emendamenti approvato anche il correttivo riguardante i blitz di Agenzia delle Entrate e Guardia di Finanza nelle aziende.
Chi può aderirvi
L’emendamento sul ravvedimento speciale ricalca quello dello scorso anno con il primo concordato, spostando in avanti i termini. Prevede la possibilità per imprese e professionisti che accettano il concordato di chiudere i conti con il fisco per gli anni 2019-2023. In particolare, “i soggetti che hanno applicato gli indici sintetici di affidabilità fiscale (ISA) e che aderiscono, entro i termini di legge, al concordato preventivo biennale” relativamente al biennio d’imposta 2025 e 2026, possono adottare il regime di ravvedimento “versando l’imposta sostitutiva delle imposte sui redditi e delle relative addizionali, nonché dell’imposta regionale sulle attività produttive”, i cui importi variano a seconda delle pagelle fiscali: la base imponibile è costituita dalla differenza tra il reddito d’impresa o di lavoro autonomo già dichiarato, incrementato del 5% per i soggetti con punteggio ISA pari a 10; del 10% per i soggetti con punteggio ISA pari o superiore a 8 e inferiore a 10; del 20 per cento per i soggetti con punteggio ISA pari o superiore a 6 e inferiore a 8; del 30% per i soggetti con punteggio ISA pari o superiore a 4 e inferiore a 6; del 40% per i soggetti con punteggio ISA pari o superiore a 3 e inferiore a 4; del 50% per i soggetti con Isa inferiore a 3.
L’imposta sostitutiva dell’Irap segue la stessa logica con gli stessi scaglioni. “Per i soli periodi di imposta 2020 e 2021” è previsto un ulteriore sconto del 30% per le aziende che segnalano difficoltà per la pandemia da Covid. Il versamento può essere effettuato in un’unica soluzione tra il primo gennaio 2026 e il 15 marzo 2026, oppure in dieci rate mensili di pari importo, più gli interessi, a partire dal 15 marzo 2026. I costi sono stimati in circa 395 milioni: 84.865.000 per l’anno 2026, 107.060.000 per l’anno 2027, 89.235.000 per l’anno 2028, 70.490.000 per l’anno 2029 e 43.350.000 per l’anno 2030.
Le reazioni politiche, opposizione all’attacco
Il via libera alla sanatoria fiscale è stata accolta con non poche polemiche dall’opposizione, a cominciare dal Partito Democratico. “Nuovo ravvedimento speciale per chi aderirà al nuovo concordato preventivo biennale. Stesso vecchio regalo a chi ha evaso. Colpa della maggioranza che lo ha chiesto o del governo che ha dato seguito? Piuttosto un’unica falange pronta a creare vie di uscita, con generosi sconti a chi non ha pagato le tasse. Un ulteriore schiaffo a chi paga regolarmente”, ha detto Maria Cecilia Guerra, responsabile Lavoro nella segreteria nazionale del Pd.
“Cosa non si fa per continuare a strizzare l’occhio a una piccola fetta di contribuenti, mentre la maggior parte di autonomi, professionisti e partite Iva riceve solo schiaffoni. Nel Dl fiscale che ha appena concluso l’esame in Commissione finanze della Camera, un emendamento della maggioranza recupera il ‘ravvedimento speciale’ per provare disperatamente a spingere le adesioni al già fallimentare concordato fiscale”, dicono i parlamentari M5S delle Commissioni finanze di camera e Senato. “Parliamo dell’ennesimo condono, grazie al quale chi aderisce al concordato può pagare una minialiquota tra il 10 e il 15% per sanare in modo tombale le tasse non pagate nei 5 anni precedenti. Ecco un altro esempio della ‘rivoluzionaria’ politica fiscale targata Meloni-Giorgetti-Leo, quella che avrebbe dovuto semplificare i rapporti tra Fisco e contribuenti, abbassare il prelievo e stimolare la crescita economica -rimarcano i pentastellati-. In tre anni di provvedimenti fiscali è successo l’esatto opposto, con la crescita azzerata e la pressione fiscale aumentata nel 2024 e nella prima parte del 2025”.