Il nucleare è energia sostenibile, parola di Confindustria e dell’Enea

Il nucleare è energia sostenibile, parola di Confindustria e dell’Enea

Presentato uno studio ad hoc in cui si stima che il valore economico sarà pari al 2,5% del Pil. Si nutre l’auspicio che un primo impianto possa entrare in funzione nel 2035.

Il nucleare è energia sostenibile, complementare alle rinnovabili, e in grado di aiutare le imprese e di abbassare il costo delle bollette. E’ questo il cuore del messaggio lanciato da Confindustria e dall’Enea che insieme – in occasione di un convegno ‘Nuclearefuturo’, all’Aula dei gruppi parlamentari alla Camera dei deputati – hanno presentato uno studio ad hoc sul ritorno dell’Italia al nucleare per la produzione di energia, facendo anche un stima, pari al 2,5% del Pil, del valore economico che questa decisione potrà avere nel tempo.

Un programma nucleare – viene spiegato – “necessita di una determinazione di lungo termine e di convergenza politica, e di un assetto normativo snello e allineato agli standard europei”. Diventa quindi “fondamentale istituire un’Autorità di sicurezza nucleare indipendente“, oltre a “una cabina di regia” dedicata al coordinamento. Per quella che dal convegno dovrebbe esser intesa come l’energia del futuro, dovremmo basarci su impianti moderni come i reattori di terza generazione, gli Small modular reactor (Smr), e sui prossimi reattori di quarta generazione, gli Advanced modular reactor (Amr). Secondo l’analisi di Confindustria e Enea “questi impianti garantiscono produzione stabile di elettricità, basse emissioni, ridotti consumi di combustibile, e costi energetici prevedibili, oltre ad elevati standard di sicurezza“.

Una “strada da non mollare“, quella del ritorno al nucleare, afferma il presidente di Confindustria Emanuele Orsini che avverte di stare attenti e di “guardare alle esigenze del Paese”. L’energia nucleare – dice il direttore generale di Enea Giorgio Graditi – è “una leva strategica per la transizione energetica, e per la competitività del sistema produttivo”.

Il ritorno del nucleare in Italia – prosegue il rapporto – “permetterebbe di raggiungere più rapidamente gli obiettivi di decarbonizzazione, migliorare i profili di sicurezza e indipendenza energetica, ridurre i costi” per cittadini e imprese (stime recenti prevedono al 2050 un costo di investimento tra i 3mila e i 5mila dollari al kilowatt e un costo di generazione tra 70 e 110 dollari al Megawattora), e “garantire anche stabilità alla rete elettrica“. Una previsione molto ottimistica, ritenuto più “un auspicio“, fa pensare alla possibilità che “un primo impianto possa entrare in funzione già dal 2035“. In Italia “oltre 70 aziende operano già nel settore nucleare e coprono diversi settori della filiera.

L’avvio di un programma nucleare in Italia richiederà circa 117mila nuovi posti di lavoro, 39mila dei quali direttamente nella filiera“.
Per il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin “il nucleare non sostituisce le rinnovabili ma le integra, garantendo al tempo stessi continuità”. La pensa allo stesso modo il ministro delle Imprese e del made in Italy Adolfo Urso che parla di nucleare come di una “risposta strategica, stabile, a basse emissioni”.

© Riproduzione Riservata