Il presidente di Federpetroli, Michele Marsiglia: "Rischio crisi senza precedenti"

Tra le possibili reazioni dell’Iran all’attacco degli Stati Uniti sui siti nucleari del Paese, potrebbe esserci anche la chiusura dello stretto di Hormuz, uno snodo marittimo cruciale sul Golfo Persico attraverso il quale passa circa il 20% del petrolio globale. E il settore petrolifero esprime i suoi timori per l’ipotesi, come spiega a LaPresse il presidente di Federpetroli, Michele Marsiglia:Non riusciamo a dare una prospettiva su quello che succederà nelle prossime ore se sarà effettivamente chiuso lo Stretto di Hormuz. In poche ore dalla notizia che si andava verso la decisione del Supremo consiglio dell’Iran di una chiusura, sono in salita le quotazioni dei greggi di riferimento internazionali. Chiudere Hormuz vuol dire totale assenza di prodotto e blocco del traffico merci. Si perdono oltre 15 milioni di barili di petrolio al giorno e i carichi di Gnl diretti anche in Europa e in Italia provenienti dal Qatar, merce che esce dal Golfo Persico. Con una chiusura di Hormuz rischiamo che i prezzi del greggio vadano fuori controllo. Il rischio concreto è di uno stato di grave crisi petrolifera, una crisi senza precedenti: una tale situazione non si vedeva dagli anni ‘70, dalla Guerra del Kippur”, ha affermato. 

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