Analisi di Confcommercio riporta un quadro con peggioramento sicurezza ma anche aumento denunce

In calo l’usura ma l’illegalità costa ancora troppo alle nostre imprese. Il quadro viene delineato da Confcommercio nell’indagine dedicati ai fenomeni illegali.

Nel 2024 l’illegalità è costata alle imprese del commercio e dei pubblici esercizi 39,2 miliardi di euro, in aumento rispetto all’anno scorso, e ha messo a rischio 276mila posti di lavoro regolari. In particolare, l’abusivismo commerciale costa 10,3 miliardi di euro, l’abusivismo nella ristorazione pesa per 7,4 miliardi, la contraffazione per 5,1 miliardi, il taccheggio per 5,4 miliardi. Gli altri costi della criminalità (ferimenti, assicurazioni, spese difensive) ammontano a 7,1 miliardi e i costi per la cyber criminalità a 3,9 miliardi.

Meno usura

L’usura, che negli ultimi anni è stato il crimine segnalato più in crescita, scende al 20,6% (-3,8 punti sul 2023). Il 27,7% degli imprenditori ha avuto notizia di episodi di usura o estorsione nella propria zona di attività e il 25,8% teme il rischio di esposizione a questi fenomeni. Di fronte a questi crimini il 63,1% degli imprenditori ritiene che si dovrebbe sporgere denuncia, il 50,5% si rivolgerebbe alle associazioni di categoria e alle organizzazioni antiusura, il 22,1% dichiara che non saprebbe cosa fare.

Peggiora la sicurezza

Il 30% delle imprese del terziario di mercato percepisce un peggioramento dei livelli di sicurezza nel 2024. I furti sono il fenomeno criminale percepito in maggior aumento dagli imprenditori (per il 28%, +4,5 punti percentuali rispetto al 2023), seguiti da atti di vandalismo e spaccate (25,4%, +4,3 punti sul 2023) e dalle rapine (25,3%, +6,4 punti in confronto al 2023) Quasi un imprenditore su tre (31,3%) teme che la propria impresa possa essere esposta al rischio di fenomeni criminali quali furti, rapine, atti vandalici e spaccate, aggressioni, etc. I furti sono il crimine che preoccupa maggiormente gli imprenditori in termini di sicurezza personale, dei propri collaboratori e della propria impresa (33,2%). Il 21,3% degli imprenditori dichiara di aver riscontrato episodi criminali legati alla presenza delle baby gang nella zona di operatività dell’impresa e di questi quasi la metà (48%) è preoccupato per la propria attività. Tre imprenditori su dieci temono il fenomeno della mala movida, soprattutto per il degrado urbano (49,5%) e per atti di vandalismo e danneggiamenti alle strutture(45,8%).

Aumento di denunce ottimo segnale

“Quest’anno abbiamo dedicato la nostra giornata al delicato tema della ‘sicurezza’ che tocca la quotidianità delle nostre imprese e viene vissuta in modo molto intenso – dice il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli – ma rispetto al passato c’è una propensione maggiore a denunciare. Questo aumento delle denunce, dunque, è un ottimo segnale che deriva anche da un clima generale a cui ha contribuito certo lo stesso governo Meloni. Denunciare è infatti un sintomo di fiducia nello Stato e nelle sue possibilità di intervento. La cultura della legalità è il terreno su cui germoglia il senso di comunità: senza il rispetto delle regole condivise, nessuna libertà è possibile, nessuna sicurezza è reale. Senza il rispetto delle regole condivise, nessun futuro è quello che speriamo, quello che vogliamo”.

 

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