Dopo Dubai rapporto Centro studi di Confindustria presentato a Singapore nel corso del tour mondiale della Amerigo Vespucci
Il made in Italy ‘bello e ben fatto’ vale 161,3 miliardi di euro, rappresentando il 26,2% dell’export italiano. E’ quanto emerge dalla 12esima edizione del rapporto del Centro studi di Confindustria ‘Esportare la Dolce vita’, realizzato con il sostegno di UniCredit e in collaborazione con Sace, e presentato a Singapore durante il tour mondiale della nave Amerigo Vespucci.
Il rapporto analizza “il potenziale del bello e ben fatto nei mercati mondiali“.
Secondo lo studio il ‘bello e ben fatto’ ha “un potenziale di crescita notevole: le quote di mercato che possiamo sottrarre ai concorrenti con una struttura produttiva simile valgono 174,5 miliardi di euro“. Se l’Italia migliorasse la propria capacità produttiva, “questo si potrebbe tradurre in un incremento delle esportazioni pari a 53,9 miliardi di euro nei prossimi cinque anni“. Un potenziale particolarmente rilevante nei mercati avanzati, dove “i 20 principali Paesi offrono opportunità per 26,8 miliardi di euro, con Stati Uniti, Francia e Germania in testa”. Nei mercati emergenti, i 20 Paesi principali rappresentano “un potenziale di 18,1 miliardi di euro, con Cina, Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita ai primi posti”.
Lo studio si concentra su due temi principali: le opportunità nei Paesi Asean e il ruolo crescente della sostenibilità aziendale. L’Asia non è solo Cina: anche “i Paesi Asean offrono un potenziale significativo, con Singapore in testa”. L’export italiano verso questa regione ammonta “a 9,6 miliardi di euro, di cui 2,1 miliardi legati al ‘bello e ben fatto’, pari al 21,6% del totale”. Tra i Paesi Asean, Singapore è “il partner più rilevante per l’Italia, con un export complessivo di 2,8 miliardi, di cui 750 milioni riconducibili al ‘bello e ben fatto’, rappresentando il 36,2% dell’intero export verso il Paese”.
Il secondo tema chiave è la sostenibilità, che sta assumendo “un ruolo centrale per sfruttare il potenziale di crescita“. L’integrazione dello sviluppo sostenibile nelle strategie aziendali apre “la strada a un nuovo modo di fare impresa, che tiene conto dell’impatto delle scelte sull’ambiente“. Il crescente interesse dei consumatori per la sostenibilità è ormai “un fattore cruciale: per conquistare nuove quote di mercato e mantenere la fedeltà dei clienti attuali, non si può più ignorare il livello di sostenibilità dei prodotti venduti”.
I beni del ‘bello e ben fatto’ includono prodotti nei settori alimentare, moda e arredamento; prodotti che rappresentano l’eccellenza del made in Italy, distinguendosi per design, qualità e cura nei dettagli. Questi prodotti ottengono un prezzo superiore di almeno il 20% rispetto ai concorrenti grazie alla capacità di trasmettere l’italianità, caratteristica molto apprezzata dai consumatori globali. Il ‘bello e ben fatto’ rafforza anche “l’immagine del Paese nel mondo, combinando valore economico e immateriale“. Per sviluppare il potenziale di crescita viene suggerito “di puntare su sostenibilità, canali digitali, relazioni internazionali e riconoscibilità del made in Italy“.
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