Pesa la correzione dei conti da 10-12 miliardi necessaria se la Commissione Ue aprirà una procedura per deficit eccessivo

Per riconfermare le misure finanziate solo per quest’anno anche nel 2025 il governo avrà bisogno di 20 miliardi di euro. Con in più il peso di una correzione dei conti da 10-12 miliardi, pari allo 0,5-0,6% del Pil, che la commissione Europea chiederà di effettuare dopo l’apertura della procedura per deficit eccessivo, con l’indicazione della traiettoria attesa per venerdì.

Il nodo resta quello delle coperture. “Qualora nel Piano strutturale di bilancio di medio termine venissero confermati obiettivi in linea con le attuali previsioni a legislazione vigente sarà necessario individuare nella prossima Manovra di bilancio idonee coperture per le politiche invariate che si deciderà di attuare e per eventuali nuovi interventi”, è il monito dell’Ufficio parlamentare di Bilancio nel suo rapporto annuale.

E’ proprio la struttura guidata da Lilia Cavallari a fare i conti: la conferma nel 2025 di alcuni degli interventi finanziati solo per l’anno in corso dall’ultima Manovra di bilancio impatterebbe sull’indebitamento netto per circa 18 miliardi. Il taglio del cuneo costa 10,79 miliardi, la Zes Mezzogiorno e la nuova Sabatini 1,9, la detassazione del welfare aziendale e dei premi di produttività quasi 833 milioni, il sostegno agli indigenti 650 milioni,la revisione Irpef 616, la riduzione del canone Rai 430, uil bonus mamme 368 milioni e così via, fino a quota 18 miliardi. Aggiungendo a tale importo anche altre spese solitamente inserite nelle politiche invariate, quali per esempio gli oneri per il prossimo triennio contrattuale dei dipendenti pubblici (2025-27), l’impatto complessivo sull’indebitamento netto potrebbe superare quello indicato nel DEF, di poco inferiore ai 20 miliardi.

“Nei prossimi anni, la politica di bilancio non potrà che essere improntata al principio della selettività – ammette il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti – È finito il tempo del finanziamento pubblico a fondo perduto senza riuscire ad assicurare la messa a terra delle opere. Serve, una volta per tutte, dotarsi distrutture per fissare le priorità, dare i target massimi di crescita della spesa e definire gli strumenti più idonei di finanziamento”. Giorgetti poi assicura: “Ho detto e lo ribadisco: tra tutte le misure di cui si discute il taglio del cuneo è un must, un impegno inderogabile. È la prima cosa che dobbiamo assicurare e la confermeremo”.

E, aggiunge, non sarà in disavanzo: “I deficit sono quelli che abbiamo indicato nel nostro percorso nella NADEF e nel DEF e che intendiamo assolutamente rispettare”. A politiche invariate, stando al Def varato ad aprile dall’esecutivo, il disavanzo scenderebbe al 4,3% quest’anno e al 3,7% nel 2025. Ma la commissione Ue è meno ottimista e parla di 4,4% nel 2024 e 4,7% nel 2025.

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