La compagnia dovrà cambiare nome e cedere slot a Linate. Il ministro: "Confronto serrato con Bruxelles"

Quella che sta per iniziare sarà “una settimana decisiva” per il futuro di Alitalia. Non è una frase di circostanza quella pronunciata dal ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti. Perché quello che definisce un “braccio di ferro” ingaggiato con la Commissione europea sulla compagnia di bandiera sembra essere davvero alle battute finali. Il decollo di Ita da mesi è bloccato dal via libera della Commissione europea. E il futuro è ancora incerto: Alitalia dovrà cambiare il nome, forse il logo e quasi la metà degli slot di Milano Linate dovranno essere venduti a concorrenti come Ryanair, Lufthansa ed easyJet. Resta anche la questione dei lotti di manutenzione ed handling, che devono essere messi a gara e che Ita potrà rilevare solo per una quota di minoranza.

Certo è che Giorgetti, intervenendo a un dibattito organizzato a Milano dalla scuola di formazione politica della Lega, non si nasconde dietro un dito. “Questa trattativa” con Bruxelles “io auspico che porti a una soluzione positiva”, sottolinea. Quindi, fa presente che “è chiaro che se fossimo stati proni alla Commissione europea, la trattativa sarebbe stata chiusa 3 mesi fa”. E, ancora, secondo il titolare del Mise, “è chiaro che la nuova compagnia per essere in discontinuità e in equilibrio economico sarà una compagnia aerea molto probabilmente diversa, molto più ristretta su rotte e velivoli e soprattutto non potrà avere in sé tutte le parti che aveva prima come l’handling e la manutenzione”. Insomma, è in corso “un confronto molto serrato con la Commissione europea, l’intenzione del governo italiano è di avere una compagnia competitiva”, ma “è oggettivamente un braccio di ferro”.

Se il settore cargo, “in questo momento, non è il focus della missione aziendale”, anche se “in prospettiva credo che sia contemplato”, a detta di Giorgetti, c’è da ricordare che “lo Stato italiano ha deciso di metterci 3 miliardi, che non significa affatto disimpegno da parte dello Stato”. C’è un però: “Non si possono sicuramente buttare via, perché ci sono altri settori che sono in sofferenza”. Resta il fatto, comunque, che “la prospettiva di Ita è di aumentare il proprio spettro di attività. Il piano di ammortizzatori sociali e di politiche attive del lavoro è già allo studio con il ministro Orlando”.

I sindacati sono sulle barricate. “Su Alitalia – è il grido di dolore di Luigi Sbarra, segretario generale della Cisl, è inaccettabile l’atteggiamento discriminatorio della Commissione europea, che non autorizza il piano industriale che prevede il trasferimento delle attività alla nuova compagnia con un impegno di 3 miliardi dello Stato. Bruxelles – ricorda – ha autorizzato la ricapitalizzazione di altre compagnie europee per importi ben superiori: parliamo di 10,4 miliardi di euro per Air France-Klm e di 9 miliardi di euro per Lufthansa”. Sbarra arriva a chiedersi: “Questi non erano aiuti di Stato? Si fanno due pesi e due misure. Sono i colpi di coda di una Europa miope che ostacola lo sviluppo con scelte sbagliate e discutibili”.

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