Frizioni sul Recovery Plan dopo la riunione 'riservata' Gualtieri-Orlando
Matteo Renzi rilancia sul Mes mentre si parla ancora di rimpasto di governo: “Ppresenteremo un documento scritto: sì o no al Mes?”. Le posizioni restano granitiche e sostanzialmente distanti. Il premier ha fatto la sua mossa e ha ‘concesso’, secondo il suo schema, quanto era possibile. Di dimissioni, tuttavia, non se ne parla, semmai ci sarà la conta in Parlamento. Il senatore di Rignano incassa con una certa soddisfazione il risultato, ma non basta. Per il leader di Italia Viva è necessario che l’avvocato pugliese varchi la soglia del Quirinale e rimetta il mandato. Insomma non cambia da giorni il quadro che va sempre più verso una crisi al buio. Nulla trapela da palazzo Chigi dopo il lungo post dell’Epifania del presidente del Consiglio, che attende un cenno per salire sì al Colle, ma per chiedere al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, un reincarico o anche un rimpasto, assumendosi il rischio però di andare alle Camere. E’ noto che il capo dello Stato ha dato su questo tema indicazioni precise: il cambio di un paio di ministri, non di peso, può risolversi a palazzo Chigi, al contrario è necessario un passaggio parlamentare. E’ tuttavia altrettanto noto che Conte anche su questa opzione vuole stringere un patto di ferro: nessuno scherzo o incidente. Ed è su questo punto che le trattative sono ancora in alto mare, da Renzi insomma nessuna certezza è stata recapitata sul tavolo del premier.
Le frizioni sul Recovery Fund con Italia viva sono palpabili e schizzano alle stelle quando il vicesegretario dem, Orlando, conferma la riunione ‘riservata’ nel giorno dell’Epifania con il ministro Gualtieri. “Grande irritazione – trapela dai renziani -Queste dichiarazioni parrebbero confermare quello che lo stesso partito di Matteo Renzi ha più volte stigmatizzato: una maggioranza nella maggioranza”. Il capo delegazione Bellanova si dice infatti “ancor più sconcertata da voci abilmente diffuse di una convocazione di Italia Viva alla riunione di ieri, convocazione mai arrivata”. Il testo alla fine viene inviato a tutti i partiti di maggioranza, ma la reazione di Iv è tiepida: “Approfondiremo e poi diremo quello che va bene o meno”, taglia corto la ministra dell’Agricoltura. Una cosa è certa, tuona la renziana: “Senza risposte: altrimenti il premier si troverà in Senato con i responsabili e io sarò all’opposizione a svolgere il mio servizio per il paese”.
Intanto le altre anime della maggioranza fanno quadrato attorno al premier. Mentre il ministro Francesco Boccia giudica “da irresponsabili” aprire una crisi di governo in un momento di pandemia, Goffredo Bettini, vicino al leader dem Nicola Zingaretti, difende Conte. Il presidente del Consiglio è a rischio? “Assolutamente no – replica – Per andare dove? Verso l’avventura, il trasformismo, coalizioni incerte e improvvisate? Conte è il pilastro dell’attuale alleanza che ha lavorato bene e che per il Pd non ha alternative”. E poi rilancia l’alleanza di Governo “per dare ancora più certezza e serenità agli Italiani. Se qualcuno intende romperla, sarà il Parlamento, e poi eventualmente gli elettori, a decidere se dovrà continuare a lavorare al servizio della Repubblica”. Stessa linea dal Movimento 5Stelle. Vito Crimi torna a blindare il capo del governo: “oso ribadire che da parte mia e del Movimento 5 Stelle la volontà di confronto e di arrivare a soluzioni c’è, abbiamo piena fiducia nel presidente Conte e riteniamo che in questa fase così difficile l’esecutivo debba soltanto andare avanti e dare risposte concrete agli italiani”.
Bisognerà aspettare appena 24 ore. I capi delegazione di maggioranza dovrebbero trovarsi domani alle 18 a palazzo Chigi e in quella sede si dovrebbero scoprire le carte di Italia Viva che sarà costretta a svelare il suo gradimento sulla sintesi fatta da Gualtieri e Amendola. Per ora ogni certezza si ferma qui. Conte sembra essere disposto a rischiare con i responsabili: per ora la verifica in parlamento non è esclusa.
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