Tra gli obiettivi strategici generazione di valore per il sistema Paese finalizzato alla tutela dell'ambiente e della salute attraverso processi industriali improntati ai principi della sostenibilità e il mantenimento di competenze per la realizzazione e l'esercizio del Deposito Nazionale e Parco Tecnologico.

Miglioramento delle performance nel core business e lavori per quasi un miliardo di euro nello smantellamento delle centrali elettronucleari dismesse. Dopo aver festeggiato nel 2019 vent'anni di vita, Sogin ha presentato oggi il suo piano industriale 2020-2025, fissando alcuni obiettivi strategici come la generazione di valore per il sistema Paese finalizzato alla tutela dell'ambiente e della salute attraverso processi industriali improntati ai principi della sostenibilità e il mantenimento di competenze per la realizzazione e l'esercizio del Deposito Nazionale e Parco Tecnologico.

In prima fila c'è però il decommissioning: nell'arco del piano è previsto l'avanzamento per oltre 900 milioni di euro, con un picco di attività nel biennio 2022-2023 dovuto, fra l'altro, all'avvio degli smantellamenti dei reattori delle centrali di Trino e Garigliano e alla realizzazione del Complesso Cemex a Saluggia.

Tale pianificazione, ha spiegato Sogin, consentirà il raggiungimento degli obiettivi previsti dal nuovo Piano a Vita Intera, determinando una crescita del valore medio delle attività, dai 62 milioni di euro registrati nel periodo 2013-2019 ai 151 milioni di euro nell'arco di Piano (+144%). Si tratta di un aumento dei costi medi di 89 milioni rispetto al periodo 2013-2019. "Il nuovo Piano Industriale del Gruppo Sogin punta a migliorare le nostre performance nel decommissioning nucleare e a integrare i principi di sostenibilità sociale, ambientale ed economica nei nostri processi industriali e produttivi, in un'ottica di economia circolare e di valorizzazione delle competenze distintive del Gruppo – ha spiegato l'Amministratore delegato Emanuele Fontani – Questo Piano ci consentirà, inoltre, di accrescere il nostro presidio a servizio del Paese nel settore del decommissioning e delle riqualificazioni ambientali".

Sogin, interamente partecipata dal Mef, nasce nel 1999 ed è l'operatore nazionale qualificato per la raccolta, il trattamento, il condizionamento e lo stoccaggio temporaneo dei rifiuti e delle sorgenti radioattive provenienti dalle attività di medicina nucleare e di ricerca scientifica e tecnologica.

Oltre alle quattro ex centrali nucleari di Trino, Caorso, Latina e Garigliano e all'impianto FN di Bosco Marengo, Sogin gestisce il decommissioning degli ex impianti di ricerca per il ciclo del combustibile Eurex di Saluggia, OPEC e IPU di Casaccia e ITREC di Rotondella. Sogin è responsabile del decommissioning degli impianti italiani e della gestione dei rifiuti radioattivi. Lo smantellamento di una struttura nucleare è, dopo la costruzione e l'esercizio, l'ultima fase del suo ciclo di vita. Le attività che vengono svolte nel decommissioning comprendono l'allontanamento del combustibile e la caratterizzazione degli impianti, la decontaminazione delle strutture, la demolizione degli edifici e, infine, la caratterizzazione radiologica del sito.

 

Ora Sogin guarda avanti: l'azienda è pronta a lavorare all'estero "per attività di nicchia", mentre rimane ancora aperto il nodo della costruzione del Deposito nazionale. "C'è un punto interrogativo, noi rimaniamo un braccio dei Ministeri che decidono. Non siamo la testa pensante, l'Italia deve decidere su quando presentare il piano, la non decisione può portare dei problemi. Il deposito è una necessità", ha spiegato Fontani. Se si decidesse oggi tutto potrebbe essere pronto per il 2029, ma da Sogin spiegano che fare previsioni certe ora è impossibile, visto che manca "l'elemento essenziale che è dove verrà realizzato" il sito per le scorie radioattive.

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