Attualmente la 52enne è vicepresidente per l'Internazionalizzazione
La voce circola ormai da qualche mese però da alcuni giorni sta assumendo i contorni definiti della realtà. Perché Licia Mattioli, napoletana di nascita ma torinese di adozione, avvocato di 52 anni, amministratore delegato dell'omonima Mattioli spa, presidente di Exclusive Brands Torino, rete orizzontale nella galassia del lusso, è pronta a lanciare la propria candidatura per la leadership di Confindustria. Mattioli vorrebbe raccogliere l'eredità di Vincenzo Boccia, cavalcando l'onda lunga dell'esigenza di riconsegnare a una donna (la prima e l'ultima è stata Emma Marcegaglia dal 2008 al 2012) il timone degli industriali italiani. Attualmente è vicepresidente per l'Internazionalizzazione, un ruolo che le ha consentito di consolidare un'esperienza importante da capitalizzare nell'immediato futuro. Per questo sta per rompere gli indugi e affiancarsi nella corsa alla poltrona più prestigiosa di viale dell'Astronomia ad Andrea Illy e Carlo Bonomi. Eventualmente a Marco Tronchetti Provera e Giuseppe Pasini, fino a Edoardo Garrone.
Il 23 gennaio 2020 saranno ufficializzati i nominativi dei candidati ma è chiaro che la decisione di Mattioli rischia di smontare quei fragili equilibri che ormai parevano cristallizzati. L'imprenditrice, mamma di due figli, Cavaliere del Lavoro dal 2017, può contare sull'appoggio delle spa di Stato e dell'endorsement dell'apparato romano. E' la ragione per la quale, negli exit poll elettorali, viene considerata la favorita nello corsa allo scettro di Confindustria, più dei lombardi Bonomi e Pasini (uno capo di Assolombarda l'altro degli industriali bresciani) che forse hanno anticipato troppo i tempi della loro discesa in campo, più di Garrone – pure lui allineato con la presidenza Boccia – che sta perdendo appeal nei sondaggi perché sembrerebbe poco incline a staccarsi dal cliché del passato. Tronchetti Provera va considerato un outsider, Andrea Illy invece ha molti punti di contatto con Mattioli (essendo stato fino a poco tempo fa presidente di Altagamma – un altro polo del lusso – e avendo nel made in Italy in baricentro della sua intraprendenza imprenditoriale) ma con un appeal meno spiccato.
Il pink power potrebbe fare la differenza, da più parti si sottolinea la necessità di riconsegnare a una donna lo scettro di Confindustria: però siamo solo all'inizio di una lunga campagna elettorale e di posizionamento politico.
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