Le commissioni bilancio di Camera e Senato ascoltano oggi l'istituto di statistica, Bankitalia, il Cnel e l'Ufficio Parlamentare Bilancio. Per Bankitalia, quadro "corretto" ma sottoposto a "rischi rilevanti"
Vedere il bicchiere mezzo pieno o vederlo mezzo vuoto. Le audizioni di oggi sul Def davanti alle Commissioni Bilancio di Camera e Senato, hanno dato la sensazione che anche il Documento Economico e Finanziario del governo possa essere visto e giudicato (anche dai tecnici) da punti diversi. L'Istat, ad esempio, guidato dal nuovo presidente Carlo Balngiardo, lo vede mezzo pieno e ritiene che l'aumento dell'Iva (nel caso dovessero scattare le clausole di salvaguardia) non inciderebbe più dello 0,2% sui consumi, senza contare il taglio del 2,2% della pressione fiscale sulle imprese. Bankitalia (Eugenio Gaiotti) dà un giudizio a metà strada: ritiene che l'analisi fatta dal Def sia sostanzialmente realistica e condivisibile, ma vede anche "rischi rilevanti" siaper un eventuale peggioramento del quadro generale o da un calo della fiducia delle imprese. Se però, sempre secondo Bankitalia, la realtà si scostasse dalle previsioni, la riduzione del debito che il governo mette in programma nel triennio, sarebbe a forte rischio.
Ma è l'Ufficio Parlamentare Bilancio (Upb) guidato da Giuseppe Pisauro a vedere il bicchiere mezzo vuoto e a sottolineare criticità e rischi. Secondo Pisauro, ad esempio, a politiche invariate e escludendo l'eventuale incremento dell'Iva (ma anche che la vendita del patrimonio pubblico possa davvero incidere) "Il disavanzo salirebbe in percentuale del PIL, dal 2,4 per cento nel 2019 (42 miliardi) al 3,4 per cento nel 2020, al 3,6 per cento nel 2021 e al 3,8 per cento (73 miliardi) nel 2022. In questo scenario il debito pubblico in rapporto al PIL continuerebbe a salire anche dopo il 2019 per arrivare sopra il 135 per cento nel 2022 dal 132,2 per cento del 2018.
Istat – L'Istat punta nella sua analisi su tre aspetti: crescita dell'industria, questione dell'Iva e mini Iva. E Blangiardo ammette: "Il primo trimestre di quest'anno dà segnali interessanti non possiamo essere eccessivamente ottimisti ma nemmeno decisamente pessimisti. Cerchiamo di vedere il bicchiere mezzo pieno. La sensazione che qualcosa si muova può anche esserci, dobbiamo essere pazienti e vedere gli ultimi dati che arriveranno se confermano il segnale. Con un po' di ottimismo stiamo ad aspettare gli sviluppi futuri. L'obiettivo fissato dal governo appare molto ragionevole".
Debito pubblico (Istat) – "A fine 2018 – ha detto Blangiardo – il debito pubblico5 è stato pari a 2.322 miliardi corrispondenti al 132,2% del Pil, in aumento di 0,8 punti percentuali rispetto al 2017 (131,4%). Per il 2019 è previsto un ulteriore aumento di 0,4 punti percentuali raggiungendo così il 132,6% del Pil. Nel triennio successivo si registra un inversione di tendenza con una continua diminuzione che porterebbe, nel 2022, a un debito pari al 128,9% del Pil.".
Industria (Istat)– Ecco l'analisi di Blangiardo sull'attività industriale: "Seppure in un quadro caratterizzato da notevoli incertezze, il recupero dell'attività industriale di inizio anno influenza in misura rilevante il quadro macroeconomico del primo trimestre 2019, per il quale è verosimile un miglioramento dei livelli complessivi dell'attività economica rispetto a quelli di fine 2018, con effetti positivi anche sulla performance economica media annua del 2019. Alla luce di queste evidenze la stima della crescita del Pil contenuta nel quadro programmatico per il 2019 (+0,2%) appare verosimile.".
Iva (Istat) – "Lo scenario programmatico – dice il presidente dell'Istat – incorpora l'introduzione delle clausole di salvaguardia a partire da gennaio 2020. La stima contenuta nel quadro appare compatibile con uno scenario di non pieno passaggio dell'aumento dell'Iva sui prezzi. L'incremento dei prezzi dovuto all'aumento dell'Iva porterebbe a un effetto depressivo sui consumi che nel quadro delineato potrebbe essere nell'ordine di 0,2 punti percentuali".
Mini-Ires (Istat) – "Rispetto alla necessità di rilanciare gli investimenti i provvedimenti simulati riferiti al ripristino dei super-ammortamenti e alle modifiche della Mini-Ires sono attesi generare una riduzione del prelievo fiscale per le imprese pari a 2,2 punti percentuali" ha detto Blangiardo sintetizzando i risultati di una simulazione Istat-MATIS sull'applicazione della nuova Ires ridotta sulle imprese.
Bankitalia – "Lo scenario macroeconomico presentato nel DEF – ha detto Gaiotti – tiene conto in modo realistico della congiuntura ed è complessivamente condivisibile. Esso è soggetto a rischi rilevanti, che possono provenire da un peggioramento del contesto globale e da un più accentuato deterioramento della fiducia delle imprese". Per quanto riguarda gli investimenti pubblici, Bankitalia rileva che "Le stime macroeconomiche del Governo, soprattutto nel quadro programmatico, scontano un aumento sostenuto degli investimenti pubblici, che crescerebbero dal 2,1 per cento del PIL dello scorso anno al 2,6 per cento alla fine del 2021, con ritmi di crescita pari a circa il 10 per cento in media all'anno; ciò richiede un aumento notevole dell'efficienza del processo di selezione, assegnazione ed esecuzione dei lavori". Gaiotti si è soffermato anche sul rapporto debito-Pil: "L'evoluzione del rapporto fra debito e prodotto dipende dalla differenza tra l'onere medio e la crescita dell'economia, dalla dimensione dell'avanzo primario e dagli incassi dalle operazioni di finanza straordinaria. L'andamento di queste determinanti è soggetto a una elevata incertezza. Qualora una di esse risultasse, anche di poco, meno favorevole di quanto atteso dal Governo la riduzione del debito nel prossimo triennio sarebbe a rischio".
"Il raggiungimento degli obiettivi richiederà l'individuazione di coperture di notevole entità, nel caso si voglia evitare l'attivazione delle clausole di salvaguardia, aumentare la spesa per investimenti pubblici, avviare con un percorso di riforma del sistema tributario una graduale riduzione della pressione fiscale, rafforzare gli incentivi all'investimento e all'innovazione: queste misure, se non compensate da razionalizzazioni di altri programmi di spesa e da effettivi risultati nel contrasto all'evasione, condurrebbero ad aumenti del disavanzo non compatibili con l'avvio di un credibile percorso di riduzione duratura del peso del debito.". Così Eugenio Gaiotti, capo del dipartimento economia e statistica di Bankitalia, in audizione davanti alle commissioni Bilancio di camera e Senato sul Def.
Upb – Pisauro, come si diceva, è il più pessimista anche se ammette che "Il quadro degli indicatori disponibili sembra segnalare, pur tra tendenze poco omogenee delle inchieste congiunturali, primi timidi segnali di recupero per il primo trimestre. Tuttavia lo scenario macroeconomico a medio termine dell'economia italiana resta condizionato da forti rischi, prevalentemente orientati al ribasso, che inducono cautela nelle previsioni".
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