Secondo l'autorità di trasporto federale Kba, le auto in questione potrebbero essere dotate di un software "manipolato illegalmente"

Le indagini sul cosiddetto "scandalo emissioni" arrivano a coinvolgere anche Opel, la casa automobilistica tedesca recentemente tornata all'utile – lo mostrano i dati relativi al primo semestre – dopo l'ingresso nel gruppo francese Psa, che l'ha acquisita nel marzo del 2017 da General Motors. "L'ufficio del pubblico ministero di Francoforte sta conducendo investigazioni nei siti di Russelsheim e Kaiserslautern nel quadro del procedimento preliminare sulle emissioni", conferma la stessa Opel intorno all'ora di pranzo, dopo che i media locali hanno riferito dell'ingresso della polizia nelle due sedi del marchio. "Non possiamo commentare i dettagli relativi all'investigazione in corso in questo momento", prosegue una nota pubblicata sul sito ufficiale dell'azienda, nel quale si sottolinea comunque che "la compagnia sta pienamente cooperando con le autorità" e che i veicoli della casa "soddisfano le norme applicabili".

Citando le accuse dell'autorità di trasporto federale Kba, il quotidiano tedesco Bild ha riferito che l'indagine sarebbe legata a circa 95.000 veicoli diesel costruiti tra il 2012 e il 2017 che potrebbero essere dotati di un software "manipolato illegalmente". Un quadro, quello delineato dal tabloid, rispetto al quale ha fornito qualche elemento in più – nel pomeriggio – il ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture digitali (Bmvi), attraverso un messaggio diffuso via Twitter. "Il richiamo ufficiale dei circa 100mila veicoli interessati è ormai imminente", si legge nel cinguettio del dicastero, accompagnato da una nota che spiega come la Kba aveva già individuato a fine 2015 dei dispositivi rispetto alla cui ammissibilità lo stesso ministero nutriva dei dubbi.

La Kba aveva quindi ordinato l'aggiornamento dei software per i quattro dispositivi a inizio 2016, una misura la cui implementazione era però stata a lungo ritardata, tanto che a oggi solo il 70% degli update è stato effettuato sui modelli Cascada, Insignia e Zafira interessati. Dopo la scoperta di un quinto dispositivo a inizio 2018, che l'Autorità ha classificato come "inammissibile", prosegue il Bmvi, è attualmente in corso una audizione con l'obiettivo di imporre un richiamo ufficiale per le vetture coinvolte. Quello, appunto definito come "imminente" nel tweet. "Chiediamo l'immediato intervento del ministro del Trasporti italiano, Danilo Toninelli, affinché  accerti se in Italia circolano auto Opel con manipolazione dolosa del software", tuona intanto dall'Italia il presidente dell'Unione Nazionale Consumatori, Massimiliano Dona, auspicando che sia "il ministero italiano, con le attrezzature impiegate per le omologazioni fatte in Italia, a cura del Dipartimento trasporti terrestri, ad accertare se vi siano irregolarità".
 

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