L'annuncio del nuovo amministratore delegato. Elkann: "È una fortuna averlo come ceo" e ricorda Sergio Marchionne
Un piano "ambizioso", ma pure "fattibile", senza pericolose accelerazioni. "Non faccio promesse", spiega il nuovo ceo di Ferrari, Louis Camilleri, che preferisce usare un po' di prudenza in più rispetto al suo predecessore Sergio Marchionne. Il target sull'Adjusted Ebitda viene tagliato a 1,8-2 miliardi al 2022, a fronte dei 2 miliardi annunciati da Marchionne nello scorso febbraio. Inoltre il veicolo di Ferrari della categoria dei Suv, che lo scomparso manager italo-canadese immaginava in vendita dal 2020, slitta al 2022. Ma gli obiettivi del 2018 vengono migliorati e l'indebitamento sarà azzerato già nel 2020, nonostante il lancio di 15 modelli tra il 2019 e il 2022. Uno sforzo sulle vetture "senza precedenti", lo definisce Camilleri. Il nuovo capo azienda nel corso del Capital Marktes Day annuncia l'aumento degli investimenti per quest'anno a circa 650 milioni di euro, dai precedenti 550 milioni, e vede un debito 2018 inferiore a 350 milioni, dai 400 milioni precedentemente indicati. Stabili le stime sulle consegne, a oltre 9.000 auto, così come i ricavi netti a oltre 3,4 miliardi e l'Adjusted Ebitda a 1,1 miliardi. Gli analisti – un centinaio quelli riuniti al Centro Stile di Maranello – giudicano conservativi i target di fine piano. Ovvero ricavi a quasi 5 miliardi e un utile per azione di poco superiore a 4,70 euro. Ma è il taglio dell'Adjusted Ebitda al 2022 a preoccupare momentaneamente gli investitori, con il titolo che a Piazza Affari precipita improvvisamente in aerea 108 euro, per poi risalire con forza e chiudere in brillante rialzo del 3,94% a 117,4 euro.
Bocca cucita di Camilleri, infine, sui volumi di vendita che dovrebbero garantire maggiori ricavi, ma pure l'esclusività del marchio. C'era molta attesa per il Suv Ferrari. Arriverà, chiarisce Camilleri, ma soltanto "a fine piano" e servirà a spingere le vendite in Cina, dove il capo azienda vede per il Cavallino un "significativo potenziale". Ma si chiamerà 'Purosangue' e non dovrà essere considerato un Suv, ma qualcosa di totalmente diverso. "Aborro sentire la parola Suv nella stessa frase con Ferrari", dichiara Camilleri che ha deciso il nuovo nome del progetto che avrà "un dna 100%" di Maranello e dovrebbe uscire nel 2022. Lo stesso ceo ammette di essere stato "scettico" inizialmente sul progetto, nato nell'era Marchionne, ma che ora ne è persino un "sostenitore entusiasta".
L'uscita del Purosangue è stata rinviata perché c'è "bisogno di un po' più di tempo" per raggiungere la "perfezione", si giustifica il ceo. Un'altra svolta a cui era atteso Camilleri è l'elettrificazione della gamma. Il top manager maltese annuncia che nel 2022 "circa il 60%" dei modelli di Maranello saranno ibridi. In generale, il Cavallino lancerà tutte nuove vetture in quattro categorie principali: sportive, Gran Turismo, Serie Speciali e le serie Icona, in versioni "strettamente" limitate. In occasione della presentazione del piano, Ferrari svela due nuove supercar, le Monza SP1 e SP2, le prime della categoria Icona con cui Camilleri punta a far crescere i margini fino al 38% al termine del quinquennio.
Le due auto, che si ispirano alle 'barchette' da corsa degli anni '50, saranno prodotte in meno di 500 copie e avranno in dotazione il motore V12 con 810 cavalli, il più potente di sempre uscito dalle linee della Rossa, che permette di raggiungere i 100 km/h in 2.9 secondi. Con il suo intervento alla presentazione del piano il presidente di Ferrari, John Elkann, ricorda Marchionne e lancia Camilleri che ne comprende "l'eredità". Elkann, che è anche presidente e a.d. di Exor, fa sentire al nuovo ceo tutto il sostegno della holding della famiglia Agnelli, che è l'azionista di controllo con il 22,91% del capitale della Casa di Maranello e il 32,75% dei diritti di voto. Il nipote di Giovanni Agnelli ricorda "il rapporto speciale" di Enzo Ferrari con il nonno ed è convinto che la scuderia continuerà a "vincere con stile" nel futuro, come fatto in passato. Sulla F1 Camilleri precisa che un accordo con i proprietari del Circus, gli americani di Liberty, e i team per una formula che salvi sia lo spettacolo sia lo sviluppo tecnologico, è ancora "lontano", ma si dice "ottimista".
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