Presente nebbioso e futuro tutto da decifrare. L'orizzonte per l'Alitalia rimane difficile: il dossier è in primo piano sul tavolo del governo, che cerca partner stranieri per il 49% dell'ex compagnia di bandiera con il sogno di una sorta di rinazionalizzazione per il vettore. E se da Fs arriva l'apertura a "valutare ogni opportunità di mercato", intanto il 31 ottobre scade la deadline per la procedura di vendita.
"Credo che il governo voglia rimettere ordine in Alitalia, renderla presentabile con le perdite e poi dopo decidere se tenerla o svenderla. Al momento attuale però non c'è possibilità di venderla", spiega deciso Ugo Arrigo, docente di Economia Politica e Finanza Pubblica nella Scuola di Economia e Statistica dell'Università Bicocca di Milano. Il nome del docente, molto attento al tema, era spuntato in passato anche tra i papabili nuovi commissari, ma al momento non sembra molto possibilista sul breve termine.
Professore, nelle ultime ore è rimbalzata la pista dell'interessamento di Air China. È una ipotesi credibile?
"Questa indiscrezione (che non trova conferme al Mit, ndr) sinceramente mi lascia perplesso, in genere le compagnie orientali possono essere considerate a basso costo rispetto a noi. Per quale ragione una compagnia cinese dovrebbe venire a complicarsi la vita qui e non usare i suoi voli? Non vedo il valore aggiunto, Alitalia per loro non è appetibile"
Quali saranno secondo lei i prossimi sviluppi per il dossier?
"Io prevedo un periodo di transizione in cui chi la governa prosegua in un abbattimento dei costi ancora più spinto ed elabori un piano di rilancio. Se quest'operazione riesce tutte le opzioni sono aperte, sia al controllo pubblico totale sia come impresa che cerca un partner altrove. Quando si rimette il paziente in forma tutte le strade sono percorribili".
Lo scenario della chiusura di Alitalia esiste?
"Assolutamente no, sarebbe un'operazione troppo rischiosa per le casse dello Stato con 12 mila persone che rimarrebbero senza lavoro".
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