L'inflazione acquisita per il 2017 è pari a +1,3% per l'indice generale e +0,8% per la componente di fondo

L'inflazione delude le attese: a settembre l'Istat rileva un rallentamento all'1,1% annuo, rispetto all'1,2% registrato in agosto. Il calo, sul mese precedente, è dello 0,3%, con i maggiori contributi alla discesa che sono arrivati dai trasporti e dalle spese per cultura e tempo libero.

A farsi più caro è invece il carrello della spesa: i prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona crescono dello 0,5% su base mensile e dell'1,2% su base annua, segnando in questo caso un raddoppio rispetto al +0,6% del mese scorso. Un dato che, per quanto riguarda la componente frutta e verdura – balzata addirittura del 5,1% sull'anno precedente – Coldiretti lega in particolare all'effetto della siccità.

A fronte di uno scenario così composto, si presenta variegato anche il ventaglio delle reazioni. Mentre l'Unione Nazionale Consumatori parla di "una brutta notizia", evocando una "stangata per la massaia che va al mercato", Confcommercio invita a leggere il calo complessivo dei prezzi "in chiave positiva quale fattore di sostegno al potere d'acquisto reale delle famiglie", pur riconoscendo che la rilevazione mensile "conferma la presenza di fragilità nel quadro dei consumi". Ad auspicare un intervento dell'esecutivo nel quadro della prossima legge di bilancio è infine Federdistribuzione, il cui presidente Giovanni Cobolli Gigli rileva come ci sia "spazio dunque per stimolare la crescita dei consumi. un fattore decisivo per portare il Paese definitivamente fuori dalle secche della crisi".

Se in Italia l'inflazione rallenta, nell'area euro non accelera, pur mantenendosi in media su un livello più alto: la stima flash fornita oggi dall'Eurostat per settembre è infatti di un 1,5% annuo, dato analogo a quello di agosto e inferiore alle attese, come d'altra parte quello italiano. A tenerne conto sarà prima di tutto la Banca centrale europea, che a ottobre deciderà in merito alle modalità di proseguimento del quantitative easing oltre la scadenza di fine anno. La maggiore implicazione dei dati di settembre sull'inflazione, sottolinea Paolo Mameli, senior economist Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo, è infatti che "la strategia di uscita dalle misure non convenzionali intraprese dalla Bce sarà più graduale rispetto a quanto atteso solo pochi mesi fa". 

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