Maglia nera del listino è ancora Banco Bpm, in ribasso del 2,44% a 2,48 euro

Giornata borsistica senza verve oggi nel Vecchio Continente, con Wall Street chiusa per festività e un calendario macroeconomico particolarmente scarno di indicazioni di rilievo. A dominare la scena ancora una volta il tema politico: da un lato le pressioni sui partiti di maggioranza di nazioni core come Francia e Italia, dall'altro il focus sulla riunione dell'Eurogruppo, con al centro lo scottante tema Grecia, che vede il riaccendersi delle speculazioni sui titoli di Stato ellencici. Questa mattina, infatti, il rendimento della carta greca a due anni ha toccato il 9,50%, un livello decisamente elevato se si considera che praticamente la totalità del debito sotto i due anni dei Paesi dell'Eurozona prezza un rendimento negativo.

In questo quadro il FTSE Mib ha chiuso in ribasso dello -0,15% a 18.978,65 punti. Risentono del particolare clima di incertezza i titoli bancari: maglia nera del listino è ancora Banco Bpm, in ribasso del 2,44% a 2,48 euro. Non va meglio a Ubi Banca, che perde lo 0,72% a 3,04 euro, e UniCredit, che ribassa dell'1,16% a 12,75 euro nel primo giorno di contrattazioni senza diritti d'opzione, scaduti venerdì scorso. Ha ceduto terreno anche Generali (-1,41% a 14,65 euro), nella giornata in cui il management ha annunciato di possedere il 4,492% del di Intesa Sanpaolo (-0,18% a 2,166 euro), di cui l'1,085% detenuto come prestito titoli.

Sul lato rialzi si illumina STMicroelectronics, in progresso del 2,11% a 13,58 euro, a un passo dai massimi dal 2007 dopo l'ufficializzazione dell'accordo con Sequans Communications, leader nel LTE per i chipset dell'Internet degli oggetti, per una collaborazione volta a facilitare la combinazione di hardware e software delle piattaforme delle due società in un kit di progettazione per la connettività degli oggetti. Bene anche Eni, in progresso dello 0,92% a 14,25 euro, e per Terna, in rialzo dello 0,96% a 4,41 euro, dopo che quest'ultima nel primo pomeriggio ha alzato il velo sui conti 2016 e sul nuovo Piano industriale che prevede una politica di investimenti aggressiva, 4 miliardi in 5 anni (+30% rispetto al vecchio piano) e un'accelerazione del 3% alla dividend policy entro il 2021.

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