Ma le criticità restano: il Paese tornerà ai livelli pre-crisi solo a "metà degli anni 2020"

Il Fmi rivede al rialzo la stima di crescita per quest'anno per l'Italia da +1% a +1,1% compensando così parzialmente la revisione al ribasso di aprile (quando il +1,3% ipotizzato a gennaio era sceso a +1%) e parla di uno sforzo "impressionante" per le riforme messo in campo dal Governo. Mentre per il 2017-2018 l'ipotesi è quella di un +1,25%. Però il nostro Paese crescerà più lentamente dell'eurozona, rispetto alla quale il divario di reddito crescerà progressivamente, e il Paese tornerà ai livelli pre-crisi solo a "metà degli anni 2020". Non solo, ma è "difficile" che il debito pubblico cali già quest'anno: dovrebbe iniziare a farlo solo dal prossimo, "se il Governo manterrà gli impegni". Il quadro tracciato dal Fondo monetario internazionale è nella relazione prodotta al termine della missione in Italia.

Un quadro che lascia il Paese esposto ai rischi: "All'interno di un'unione economica e monetaria incompleta, l'Italia rimarrebbe esposta a rischi", scrive il Fmi, spiegando che "la crescita nominale potrebbe essere troppo debole per risolvere con fermezza le fragilità finanziarie e i bilanci potrebbero rimanere una fonte di vulnerabilità, in quanto la loro riparazione avverrebbe per un periodo prolungato". In particolare, gli economisti dell'istituzione internazionale con sede a Washington sottolineano che i bilanci delle banche sono stressati da livelli "molto alti" di crediti deteriorati e dai processi giudiziori "lunghi". "Il debito pubblico – evidenzia ancora il rapporto – è sceso lentamente fino a poco sotto il 133% del Pil, un livello che limita lo spazio per rispondere agli shock".

Lo sforzo di Matteo Renzi però per le riforme "è stato impressionante", scrive il Fmi. "Consapevole delle sfide complesse dell'Italia – si legge nel documento – il Governo ha perseguito una serie di importanti riforme. L'elenco delle iniziative di riforma è stato impressionante", prosegue il testo citando le riforma istituzionale e quelle del mercato del lavoro, del settore fiscale e della P.a. che affrontano "le rigidità durature che risalgono a prima della crisi". Tuttavia, precisa il Fondo, "è indispensabile che questi sforzi siano ampliati e completati" sfruttando "l'inizio della ripresa economica e l'ambiente favorevole di bassi tassi di interesse".

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