Milano, 8 dic. (LaPresse) – Nel 2014 lo spread fiscale tra l’Italia ed Europa era di 360 punti base: se la pressione fiscale italiana era al 43,6%, la media Ue si è fermata al 40,0% con 3,6 percentuali di differenza. Fino al 2005 la pressione fiscale in Italia era in linea o inferiore alla media dell’Europa, mentre a partire dal 2006 il peso delle tasse rispetto al pil è progressivamente cresciuto attestandosi sempre oltre il livello medio registrato in sia nell’Unione europea sia nell’area euro). Nel 2005 la pressione fiscale italiana si è attestata al 39,1% mentre la media dei 28 paesi Ue registrava una media del 38,9% e nell’area euro del 39,5%. Dall’anno successivo, il peso delle tasse in Italia è cresciuto superando le medie europee: 40,2% contro 39,2% e 39,8%. Questi i dati principali di una analisi del Centro studi di Unimpresa, secondo cui è nel 2014 la pressione fiscale in Italia era al 43,6%, mentre la media Ue si fermava al 40,0% e la media area euro al 41,5% con una distanza rispettivamente di 360 punti base e 210 punti base.
Secondo l’analisi dell’associazione, basata su dati della Banca d’Italia e di Eurostat, è in particolare a partire dal 2007 che il peso delle tasse rispetto al prodotto interno lordo è costantemente cresciuto in Italia registrando valori sistematicamente superiori a quelli medi dell’Unione europea e alla media dei paesi che adottano la moneta unica del Vecchio continente. “Se l’economia italiana fatica più di altre è colpa anche di un peso eccessivo del fisco sia sulle famiglie sia sulle imprese. Nei prossimi anni purtroppo non ci saranno inversioni di tendenza significative e la legge di stabilità, pur contenendo alcune misure volte a ridurre qualche balzello, non è in grado di cambiare il quadro in maniera sensibile come sarebbe necessario e come ci aspettavamo. Il governo ha fatto poco con la manovra, nel 2016 servono impegni e atti concreti contro le tasse” commenta il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi.
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