dal nostro inviato Lorenzo Allegrini

Amsterdam (Olanda), 3 dic. (LaPresse) – Fiat Chrysler Automobiles si separa da Ferrari e strizza ancora l’occhio a General Motors. L’assemblea straordinaria dei soci di Fca, riunita all’hotel Sofitel Legend The Grand Amsterdam, in soli 45 minuti ha dato il via libera quasi unanime alla scorporo di Maranello. L’operazione apre “un nuovo capitolo” per Ferrari, ha detto Sergio Marchionne. Secondo l’a.d. Fca, che è anche presidente del Cavallino, sarà più facile che gli investitori identifichino Ferrari come marchio del lusso. Marchionne ha escluso altre operazioni simili. C’è “una probabilità remota” che Fca proceda allo scorporo di altri marchi, inclusi Alfa Romeo o Maserati. “Il livello di interazione di Fca con altri marchi diversi da Ferrari – ha proseguito – è cosi elevato che sarà altamente improbabile che questi brand vengano separati”.

Marchionne non si è inoltre sottratto a chi gli chiedeva della proposta di fusione con Gm. “E’ ancora sul tavolo”, ha spiegato l’a.d., escludendo tuttavia “ad oggi” l’opzione di un’Opa ostile sulla rivale statunitense e di aver già dialogato con i soci di Gm. “Non voglio forzare”, ha detto accanto al presidente Fca, John Elkann, che ha rimarcato il concetto.

Reduce dal vertice istituzionale negli Usa dei giorni scorsi a cui ha partecipato anche la ceo di Gm, Mary Barra, il capo esecutivo di Fca non si è sbilanciato. “L’ho salutata, ho fatto il mio”, ha scherzato, precisando che in agenda non ha appuntamenti con la collega, che in più occasioni ha respinto l’idea della fusione. Marchionne ha ribadito che la sorella di Detroit non è l’unica alternativa per un consolidamento.

Lo spin-off di Ferrari è atteso il 4 gennaio, quando il Cavallino debutterà alla Borsa di Milano e Fca distribuirà le quote ai soci nella misura di 1 azione Ferrari ogni 10 di Fca detenute. Attualmente un 10% di Maranello è scambiato a Wall Street, un 10% è di Piero Ferrari e l’80% residuo è in capo a Fca. Al termine dell’operazione il 24% andrà ad Exor, lo holding del gruppo Agnelli, il 10% a Piero Ferrari e il residuo 66% al pubblico.

Rispondendo ai dubbi dei soci dopo che nei giorni scorsi il Cavallino si è indebitato con le banche per 2,5 miliardi di euro, di cui 2 miliardi sono destinati ad Fca, Marchionne ha sottolineato che “dobbiamo valutare con attenzione quanto far leva su Ferrari”. No comment, invece, sulle dichiarazioni dell’ex presidente della ‘Rossa’, Luca Cordero di Montezemolo, che aveva parlato di Maranello come “bancomat della Fiat”.

Intanto Fca conferma gli obiettivi “numerici” del piano al 2018, che punta a 7 milioni di auto vendute, nonostante la crisi dell’economia in Brasile e il rallentamento della Cina. Marchionne è stato tuttavia costretto ad ammettere che il livello degli investimenti “dovrebbe esser inferiore” nel 2016. Tradotto, è in vista un rallentamento nel piano modelli. Che non riguarderà il Suv Maserati Levante, che a Mirafiori “è sui binari di partenza” e sarà prodotta come previsto da febbraio. “Siamo molto più ottimisti sul mercato europeo adesso di quanto lo fossimo allora”, ha affermato l’a.d. facendo riferimento all’annuncio del piano nel maggio 2014, “siamo molto più pessimisti sul Sud America e abbiamo cambiato le nostre opinioni sulla Cina, in particolare sulle esportazioni”.

Un problema resta il debito. Non il livello, ma “la struttura” ereditata dalla fusione con Chrysler. Secondo Marchionne Fca deve “riportare l’indebitamento quasi a zero” perché pesa sulla capitalizzazione di mercato nel confronto con i concorrenti. L’a.d. ha insistito sul fatto che il debito attuale è “adeguato” rispetto all’obiettivo di un azzeramento nel 2018. Rispondendo ai giornalisti a margine dell’assemblea, Marchionne ha anche annunciato l’arrivo del primo modello ibrido del gruppo a gennaio 2016. Sarà a marchio Chrysler e presentato al Salone di Detroit. Fca ha chiuso oggi pesante a Piazza Affari (-2,95%), ma condizionata dall’andamento negativo del listino dopo la riunione della Bce.

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata

Tag: ,