Roma, 13 nov. (LaPresse) – “Il sommerso nel turismo è giunto a livelli di guardia, che generano una minor sicurezza sociale e il dilagare indiscriminato dell’evasione fiscale e del lavoro in nero”. È l’allamre del presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca, che commenta i risultati di un monitoraggio che la federazione degli albergatori sta realizzando con l’ausilio di Incipit Consulting.
Secondo Bocca “un esempio eclatante” è costituito dal portale Airbnb, che ad ottobre 2015 pone in vendita in Italia 176.870 strutture (erano 234 nel 2009). “Tocca ora all’Italia – spiega Federalberghi – dare un segnale importante, dettando regole ed istituendo controlli volti ad azzerare l’illegalità in uno dei settori tra i più importanti per l’economia del Paese”.
Alla crescita “esponenziale” delle strutture di Airbnb, afferma l’associazione degli albergatori, non fa seguito una significativa variazione del numero di attività ufficialmente autorizzate (le strutture extralberghiere censite dall’Istat erano 104.918 nel 2009, oggi sono a quota 117.749). Tra le città italiane maggiormente interessate dal fenomeno, troviamo Roma con 18.546 unità, Milano con 11.397, Firenze con 5.736, Venezia con 3.908 e Palermo con 2.502. Secondo il monitoraggio la stragrande maggioranza degli annunci presenti su Airbnb è riferita all’affitto dell’intera proprietà (72,5% dei casi) ed è pubblicata da inserzionisti che gestiscono più di un alloggio (57%).
Federalberghi parla di “ciliegina sulla torta” costituita dagli ‘host’ che possiedono centinaia di alloggi: per esempio Daniel che gestisce 527 alloggi e Bettina con 420 alloggi, di cui 140 a Milano, 80 a Roma e 88 a Firenze. “I numeri dunque smentiscono la ‘favoletta’ del gestore che accoglie l’ospite in casa propria -evidenzia Bocca- Il consumatore è ingannato due volte: viene tradita la promessa di vivere un’esperienza autentica e vengono eluse le norme poste a tutela della salute e della sicurezza. Né può essere sottaciuta la responsabilità delle piattaforme online, che adottano una posizione pilatesca e fanno finta di non vedere il traffico sospetto che transita attraverso i propri canali”. “A livello europeo -conclude Bocca- molti Paesi si stanno muovendo per sconfiggere le degenerazioni della sharing economy nel turismo”.
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