Roma, 2 nov. (LaPresse) – La gestione dell’8 per mille presenta delle “criticità”, come gli scarsi controlli, la poca trasparenza e il rischio di discriminazione tra i soggetti che ne hanno diritto. Lo afferma la Corte dei Conti, sollecitando approfondimenti sulla attività intrapresa dall’Agenzia delle entrate per il monitoraggio sugli intermediari. La magistratura contabile, spiega un comunicato, dà atto di un miglioramento nella divulgazione dei dati da parte delle amministrazioni coinvolte e constata un ulteriore rallentamento nell’attribuzione delle risorse di competenza statale.

Secondo la relazione della Corte le criticità riguardano il meccanismo che permette ai beneficiari di ricevere “più dalla quota indistinta destinata ai possibili beneficiari che non dalle precise scelte dei contribuenti”, oltre che la rilevanza dei contributi, che ha superato “ampiamente” il miliardo di euro per anno.

Inoltre, la magistratura contabile sottolinea “la scarsa pubblicità dell’ammontare delle risorse erogate ai beneficiari” e “il rilevante ricorso delle confessioni religiose alle campagne pubblicitarie”, con “il rischio di discriminazione nei confronti di confessioni non firmatarie di accordi”. Per la Corte “l’assenza di controlli indipendenti sulla gestione dei fondi; la carenza di controlli sugli intermediari delle dichiarazioni dei redditi; lo scarso interesse dello Stato per la quota di propria competenza, essendo l’unico competitore che non sensibilizza l’opinione pubblica sulle proprie attività e che non promuove i propri progetti”. “Le somme disponibili vengono talvolta destinate a finalità diverse anche antitetiche alla volontà dei contribuenti”, spiega ancora la relazione.

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