Roma, 1 ago. (LaPresse) – Dopo il crollo nella crisi, gli investimenti ripartono, ma sarà cruciale sostenerli per avere una crescita più robusta. E’ quanto sottolinea il Centro studi di Confindustria (Csc) in un rapporto sugli investimenti. Tra il 2007 e il 2014 gli investimenti fissi lordi si sono contratti in Italia del 30% e la loro quota sul prodotto è scesa dal 21,6% al 16,9%. Il miglioramento degli ordini interni di beni strumentali, dice il Csc, indica che proseguirà il recupero degli investimenti in macchinari (+2,5% nel primo trimestre 2015).

Lungo l’arco della crisi gli investimenti si sono fortemente contratti in tutte le economie avanzate. “Emergono segnali di recupero – stimano i tecnici di dell’associazione di viale dell’Astronomia – ma sono in generale ancora modesti e la rottura del trend precrisi è ormai netta”. Il Csc ha messo a fuoco le condizioni che li frenano e che sono destinate almeno in parte a persistere: alta incertezza e aspettative di basso aumento della domanda, difficoltà di finanziamento bancario, una capacità produttiva largamente inutilizzata, vincoli di bilancio pubblico e, in Italia, redditività ai minimi. Gli investimenti, oltre a essere un’importante componente della domanda aggregata, costituiscono anche la principale fonte di incremento della produttività, così che la minore accumulazione degli ultimi anni difficilmente sarà senza conseguenze sul ritmo della crescita futura.

Negli ultimi tempi le maggiori organizzazioni internazionali hanno dedicato grande attenzione all’analisi delle conseguenze dei minori investimenti sulla crescita, con conclusioni preoccupate ed esortazioni ai governi ad assumere un ruolo attivo nella promozione degli investimenti. Per l’Italia una spinta positiva sta venendo dalla diminuzione dell’incertezza relativa alle politiche economiche (misurata dall’indice dell’economic policy uncertainty) e dagli incentivi agli acquisti di beni strumentali per le imprese di dimensione medio-piccola.

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