Roma, 30 lug. (LaPresse) – Aumentano gli affitti nelle strade della moda, ma cala lo shopping. Ad esempio, spiega un rapporto di Federmoda, affittare oggi un negozio in Via Monte Napoleone a Milano costa il 4,5% in più con picchi fino a 7100 euro al metro quadro. Roma non è da meno: a via dei Condotti per un negozio di 100 metri quadrati si arriva a pagare canoni annui di affitto fino a 670.000 euro, poco meno del 2% in più. A Venezia, aprire un negozio nella famosa Calle Mazzini quest’anno costa un 7% in più. Scendono gli affitti invece nelle strade della moda di città come Genova, Verona, Palermo e Bari tengono in media Firenze, Napoli e Bologna.

Secondo il ‘Fashion & High Street Report 2015’ della federazione che aderisce a Confcommercio, per quanto riguarda gli acquisti il settore moda registra nel 2014 un calo di quasi il 2% rispetto al 2013, con il fashion (abbigliamento, calzature, pelletteria ed accessori) che rappresenta il 76% dei settori di business che attirano turisti stranieri di ogni nazionalità. I cinesi (25%) superano i russi (24%) negli acquisti. Dalla Cina è partito nel 2014 l’assalto alle vie della moda di tutte le città italiane, con un incremento degli acquisti del 13% a scapito dei russi che registrano un calo del 16%.

In particolare a Milano le vendite tax free degli stranieri sono calate del 6%, stessa cosa a Firenze e a Venezia addirittura del 9%; meglio Roma che tiene le perdite ferme ad un -4%. Nelle altre città il segno è fortunatamente positivo (+2%) e complessivamente la perdita di vendite agli stranieri è stata nel 2014 di tre punti percentuali. E se i turisti americani aumentano dell’8% i loro acquisti nella Capitale e dell’1% a Milano, lo shopping veneziano sembra non attirarli più di tanto, con un calo delle vendite del 5%. Stesso calo visto a Firenze capace, però, di rifarsi con il notevole interesse allo shopping dei coreani.

Per Renato Borghi, presidente di Federazione Moda Italia – Confcommercio, “il 2014 si è chiuso con un ulteriore saldo negativo di 3.378 imprese del dettaglio moda, anche a seguito del nuovo calo, anche se più modesto rispetto agli anni passati, dei fatturati registrati dai nostri negozi. È come se ogni giorno sparissero dalla nostra vista 9 negozi che siamo soliti vedere nelle nostre città”. “Nonostante i piccoli segnali di ripresa degli ultimi giorni – continua Borghi – che vengono dai dati di pil, occupazione, produzione industriale, l’economia reale del dettaglio moda non ha ancora registrato in questi primi 6 mesi una percettibile inversione di tendenza che, però, auspichiamo possa arrivare con l’estate e magari anche consolidarsi con Expo 2015 e il Giubileo”.

Dal monitoraggio di Federazione Moda Italia sull’andamento delle vendite nel 2014 nel settore moda, emerge un calo dei fatturati rispetto al 2013 (-1,95%). Dato ampiamente confermato dall’Osservatorio Acquisti CartaSi per Federazione Moda Italia che rileva un calo del 1,6% delle spese effettuate dagli italiani con carte di credito nei negozi di abbigliamento, calzature, pelletteria, accessori, tessile per la casa ed articoli sportivi, pari ad una spesa di oltre 10,5 miliardi di euro (10.614.877 euro). Solo gli accessori moda hanno avuto un incremento del 10,9% rispetto al 2013. Segno più anche per gli articoli sportivi (+1,9%).

Stabili gli acquisti di calzature (0,0%), mentre è in calo l’abbigliamento (-1,9%). Molto in sofferenza le spese per pelletterie/valigerie (-14,7%) e pellicce (-15,3%). Quanto alle Regioni, le performance migliori interessano il Trentino (+4,4%), con Veneto (+0,4%) e Emilia Romagna (0,40%) appena positive. La crisi dei consumi è stata meno forte in Lombardia (-0,1%), Marche (-1,0%), Friuli Venezia Giulia (-1,1%), Piemonte e Valle d’Aosta (-1,1%). Risentono invece di una maggiore contrazione dei consumi di prodotti di moda le Regioni Campania (-6,0%), Basilicata e Calabria (-5,4%), Sardegna (-5,4%), Sicilia (-5,1%), Liguria (-4,1%) e Puglia (-4,0%).

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