Milano, 17 lug. (LaPresse) – “Riconosco che in passato non tutta l’industria ha avuto la giusta sensibilità sui temi ambientali, ma con la stessa franchezza vorrei fosse chiaro che l’immagine che si tenta di diffondere di un’industria ‘refrattaria’ alle regole ambientali è falsa e assolutamente lontana dalla realtà del nostro sistema produttivo”. Così Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria, in una lettera al ‘Corriere della Sera’, in cui valuta il rapporto tra impresa e giustizia, dopo i recenti sequestri alla Fincantieri di Monfalcone ed in passato con i problemi legati all’Ilva di Taranto. “Le imprese che hanno investito e continuano a investire per garantire che le proprie produzioni rispettino l’ambiente sono di gran lunga la maggioranza. Ci aspettiamo altrettanta attenzione dal legislatore nel momento in cui è all’esame delle Camere un provvedimento, il disegno di legge sul consumo del suolo, che al momento rischia di rappresentare un vero freno allo sviluppo” aggiunge.

Secondo Squinzi “occorre immaginare le soluzioni tenendo conto che problemi così complessi suggeriscono di evitare inutili contrapposizioni” suggerendo che “una via è senz’altro migliorare la sensibilità economica dei giudici”, come imprenditori “siamo disponibili al confronto su tutti gli aspetti conoscitivi necessari per chi amministra la giustizia”. Secondo Squinzi inoltre “bisogna poi restituire al diritto la sua matrice di fattore di competitività e non di ostacolo alla libera iniziativa”. “Dobbiamo allora uscire dall’equivoco che la norma è la soluzione a tutti i problemi del reale e ricostruire una macchina amministrativa efficiente, che vale almeno quanto una nuova riforma” conclude il presidente di Confindustria, ricordando come “le norme quasi mai sono neutre nei confronti dei destinatari, è anche vero che non possono essere (ab)usate per riequilibrare una presunta forza malevola del mercato”.

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