Roma, 8 lug. (LaPresse) – Sono 15 milioni i poveri in Italia, un quarto della popolazione, mentre gli occupati sono scesi di 800mila unità dal 2008 al 2014. È quanto si legge nel rapporto Inps, presentato questa mattina a Montecitorio. Tra il 2008 e il 2013 la quota totale di poveri in Italia “è aumentata di sette punti percentuali fino a raggiungere il 25% della popolazione, ovvero 15 milioni di persone. Allo stesso tempo, la diseguaglianza dei redditi è cresciuta a tassi sostenuti, con un incremento dell’indice relativo pari al 39% tra il 2008 e il 2013 (da 0,21 nel 2008 a 0,32 nel 2013)”, sottolinea l’istituto, che parla di “paese in forte difficoltà economica e sociale”.
Il documento sottolinea come “la crisi ha inciso maggiormente sulle fasce già deboli della popolazione aggravandone ulteriormente la povertà e peggiorando in modo significativo le loro condizioni di vita. Il 10% più povero della popolazione ha sperimentato, tra il 2008 e il 2013, una contrazione reale del proprio reddito vicino al 30%, una riduzione molto più accentuata rispetto a quella sperimentata dal resto della popolazione”.
In Italia, la crisi iniziata nel 2008 ha provocato “un forte e prolungato aumento della disoccupazione e un generalizzato impoverimento reale della popolazione attiva”. Dal 2008 al 2014 il numero di occupati si è ridotto di oltre 800.000 unità e, nello stesso periodo, il numero delle persone in cerca di occupazione è aumentato di oltre 1,5 milioni.
“Prevedibilmente, il rischio di povertà è aumentato soprattutto per i disoccupati – si sottolinea nel dossier – tra questi, hanno subito l’aumento relativamente maggiore i disoccupati con più di 50 anni, il cui numero è triplicato nell’arco di sei anni”.
Pensionati. Oltre 6,6 milioni dei pensionati, pari al 42,5% del totale, riceve un reddito da pensione inferiore ai 1.000 euro lordi al mese, pari a una spesa annuca di oltre 50 miliardi di euro, circa il 18,9% DEL totale. Meno di 1,9 milioni (12,1%) percepisce meno di 500 euro mensili. Il reddito pensionistico medio, cioè la somma di tutti i redditi da pensione, sia di natura previdenziale sia assistenziale, ammonta al 31 dicembre 2013 a 1.323 euro lordi mensili.
Circa 3,6 milioni di pensionati, pari a circa il 23,5% del totale, ricevono una prestazione compresa tra 1.000 e 1.500 euro e assorbono circa il 22% della spesa pensionistica annua (59 miliardi), mentre un ulteriore 17,2% di beneficiari (circa 2,7 milioni di pensionati) percepisce redditi compresi tra 1.500 e 2.000 euro mensili, pari al 22,2% della spesa totale”, prosegue l’Inps.
“Circa il 12,2% (pari a 1,9 milioni) dei beneficiari percepisce un trattamento tra i 2.000 e i 3.000 euro lordi assorbendo il 21,7% della spesa lorda complessiva, per un totale di oltre 58 miliardi di euro – sottolinea il dossier – infine, sono 724.250 soggetti, pari al 4,6% del totale dei pensionati Inps, a percepire pensioni oltre 3.000 euro mensili, per una media mensile di 4.336 euro lordi. Queste prestazioni hanno un costo pari a 41 miliardi l’anno e assorbono il 15,2% della spesa totale.
L’analisi in ottica di genere fa emergere la concentrazione delle donne nelle classi di importo più basse e una progressiva riduzione del peso delle donne al crescere delle classi di importo (oltre i 3.000 euro solo un pensionato su quattro è donna)”