Milano, 3 lug. (LaPresse) – “La ripresa economica prosegue, ma le informazioni provenienti dai settori produttivi indicano una intensità più contenuta rispetto al primo trimestre”. E’ quanto si legge nella nota mensile sull’andamento dell’economia resa nota dall’Istat.

L’indice composito del clima di fiducia delle imprese italiane ha registrato un nuovo incremento a giugno, aggiunge l’Istat, sospinto da rialzi in tutti i principali comparti produttivi. L’indicatore composito anticipatore dell’economia italiana, ricalcolato sulla base dei dati di contabilità nazionale e degli indicatori mensili più recenti, ha però evidenziato in aprile una decelerazione, proseguendo la tendenza in atto da febbraio.

“Il mercato del lavoro mostra i primi segnali positivi dal lato della domanda anche se non rafforzati dalle indicazioni sull’offerta di lavoro”. E’ quanto si legge nella nota mensile sull’andamento dell’economia resa nota dall’Istat. Il tasso di posti vacanti è cresciuto di un decimo di punto nel primo trimestre, rispetto a fine 2014, segnala l’Istat. La variazione positiva riflette un aumento dei posti di lavoro richiesti dalle imprese e si accompagna alla stabilizzazione del tasso di disoccupazione (con una complessiva riduzione della tensione del mercato del lavoro). Le previsioni espresse dagli imprenditori nel mese di giugno riguardo alle tendenze dell’occupazione nei successivi tre mesi si sono confermate positive in tutti i settori, compresa l’industria manifatturiera. Dal lato dell’offerta di lavoro però emergono indicazioni eterogenee. L’esame dei dati grezzi e i confronti tendenziali rispetto al primo trimestre del 2014 mostrano un quadro del mercato del lavoro maggiormente favorevole rispetto a quello osservato con i dati congiunturali. Nel primo trimestre il tasso di disoccupazione è sceso di sei decimi di punto rispetto a fine 2014, accompagnato da un aumento tendenziale degli occupati (+0,6%) e da una riduzione degli inattivi complessivi (-0,4%) che riflette il calo delle persone più distanti dal mercato del lavoro (chi non cerca lavoro e non è disponibile a lavorare).

Tuttavia, a una nuova riduzione delle persone in cerca di occupazione (-4,2%, 145 mila unità in meno rispetto a T1 del 2014) si è affiancata una crescita delle forze di lavoro potenziali (+9,7%, 324 mila individui), ovvero la fascia di inattivi più vicini al mercato del lavoro. Tra il complesso degli inattivi, inoltre, sono aumentati gli scoraggiati (+2,7%, 52 mila persone), coloro che hanno smesso di cercare un lavoro perché ritengono di non riuscire a trovarlo. Il fenomeno dello scoraggiamento ha coinvolto soprattutto i maschi (+6,4% contro +0,7% delle donne). Si tratta di un segnale da seguire con attenzione, spiega l’Istat, tenendo presente che lo scoraggiamento maschile nella ricerca di lavoro era molto cresciuto nella fase più acuta della crisi (biennio 2012-2013). Un segnale rilevante che si osserva dal lato dell’offerta è che, accanto alla riduzione tendenziale dell’occupazione complessiva, si è verificata una riduzione dell’incidenza della disoccupazione di lunga durata, storicamente molto elevata nel nostro paese: la quota di disoccupati da più di dodici mesi sul totale è passata dal 58,7% al 57,1% in un anno ed è diminuita soprattutto tra le donne (tre punti percentuali in meno fino al 56,8%), nel Centro (quattro punti in meno fino al 51,6%) e, in parte, anche nel Mezzogiorno (un punto e mezzo in meno fino al 63,3%).

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