Dall’inviata Claudia Luise. Panama City (Panama), 24 mar. (LaPresse) – “Il Canale è il petrolio di Panama”, affermava il presidente Martìn Torrijos nel 2006, quando, dopo un referendum nazionale con il 76,8% di voti a favore, è stato approvato l’ampliamento del Canale. Ed effettivamente l’economia della nazione centroamericana è fortemente legata a questa opera. Il Canale frutta a Panama entrate per circa 2 miliardi di dollari l’anno. Il 2014, in termini di volumi trasportati e di introiti, si è chiuso con il transito di 326 milioni di tonnellate, con un aumento dell’1,8% rispetto all’anno precedente, e con ricavi per 1,91 miliardi di dollari, in crescita del 3,2% sull’anno fiscale 2013. Ma sempre il 2014 ha registrato anche un record di visite turistiche, con quasi un milione di visitatori: l’11% in più rispetto al 2013. In totale, tra tariffe di navigazione, servizi marittimi e turismo, il Canale ha portato nelle casse dello Stato 2,7 miliardi. Una cifra che, con il nuovo set di chiuse, si prevede raddoppi e arrivi a 5 miliardi di dollari all’anno.

Già stabilite le tabelle di prezzo per le navi che attraverseranno il nuovo Canale. La tariffa più alta è per le navi da crociera ma, per esempio, una portacontainer con capacità di 10mila Teus pagherà circa 800mila dollari.

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