Dall’inviata Claudia Luise. Panama City (Panama), 24 mar. (LaPresse) – Un’opera mastodontica, per l’impatto sull’economia del Paese ma anche per la complessità e per la tecnologia impiegata. L’ampliamento del Canale di Panama, a sei anni dall’inizio dei lavori, ha ormai raggiunto il 90% di realizzazione e sarà ultimato entro il primo trimestre del 2016. Il progetto per la realizzazione del terzo set di chiuse, del valore iniziale di 3.356 milioni di euro che è cresciuto fino quasi a raddoppiare, è stato affidato a un consorzio internazionale, il Grupo Unidos por el Canal, composto da aziende leader nelle infrastrutture e nei lavori di ingegneria: l’italiana Salini Impregilo, che ha la guida operativa, la spagnola Sacyr e la belga Jan de Nul.

Un cantiere unico al mondo per numeri e complessità del progetto: 50 milioni di metri cubi di scavi, 5 milioni di metri cubi di calcestruzzo, 290mila tonnellate di ferro, 10mila persone impiegate. Lo scopo è quello di permettere il transito di navi molto più grandi rispetto a quelle che attualmente attraversano il Canale, che potranno essere lunghe quasi 400 metri e con una capacità di carico fino a 13mila containers, quindi circa tre volte superiori alle attuali. Questi giganti del mare, chiamati Post Panamax, attraverseranno l’istmo con un sistema di chiuse delimitate da enormi paratoie scorrevoli, disegnate e costruite in Italia, a Trieste. Il sistema di chiuse servirà a innalzare le imbarcazioni fino all’altezza di 27 metri del lago Gatùn, il bacino arificiale più vasto del mondo, consentendo di passare da un oceano all’altro come in una sorta di corsia sopraelevata. Una volta giunti dall’altra parte, le chiuse all’imbocco dell’altro oceano riporteranno lo scafo al livello del mare. Ogni paratoia impiega circa 5 minuti per chiudersi e in totale l’attraversamento del Canale dura tra le 10 e le 12 ore.

Al momento è possibile vedere dighe, tunnel e l’alloggiamento delle paratore ma per luglio quello che ora è un enorme cantiere sarà coperto d’acqua. Lo stato dei lavori, arrivato quasi al 90%, è più avanzato sul lato atlantico. Infatti delle 16 paratoie, 8 per oceano, sul Pacifico ne sono state alloggiate 4 mentre sull’Atlantico oggi verrà posizionata la 7. Al lavoro ci sono circa 4mila persone: di queste solo 200 possono essere straniere (poco più di una ventina gli italiani), mentre le altre devono essere di Panama. Lo prevede proprio una legge del Paese centroamericano, che impone l’impiego di massimo il 15% di personale non locale, percentuale scesa al 5% nel caso del Canale proprio per dare maggiori possibilità ai residenti.

“Il Canale è il petrolio panamense”, è l’affermazione ripetuta dai sostenitori dell’opera e dal governo, ed effettivamente quello esistente frutta a Panama entrate per circa 2 miliardi di dollari l’anno.

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