Dall’inviata Claudia Luise. Panama City (Panama), 24 mar. (LaPresse) – “L’importanza del progetto di ampliamento del Canale di Panama è che cambia il commercio internazionale. Ci sono porti negli Usa che hanno iniziato i lavori di dragaggio per permettere alle navi di attraccare e stabilimenti in tutto il mondo che stanno costruendo le nuove imbarcazioni”. A spiegarlo è Giuseppe Quarta, Ceo del consorzio di costruttori del terzo set di chiuse di cui fanno parte l’italiana Salini Impregilo, la spagnola Sacyr e la belga Jan de Nul.
Il progetto prevede l’ingrandimento del Canale esistente sull’istmo di Panama. Lungo 80 chilomentri, al momento è composto da due sistemi di chiuse, inframezzate da un lago artificiale a 27 metri di dislivello, che permettono alle navi di scendere o salire come se fossero enormi ascensori in modo da collegare i due oceani. Il nuovo canale avrà una terza corsia, che si andrà ad aggiungere alle due costruite nel 1914, attraversabile da navi di capacità molto maggiore rispetto alle attuali.
“Si passerà – ha spiegato Quarta – da 4400 container a 14mila container, quindi si triplica la dimensione delle navi”. Il sistema funziona con tre chiuse in modo da suddividere il salto in tre gradini. Ai lati ci saranno delle vasche per raccogliere l’acqua. “Potranno esserci più barche su livelli diversi – ha sottolineato l’ingegnere della Salini Impregilo -. Sostanzialmente si tratta di un grande ascensore per barche”. Ogni chiusa per svuotarsi o riempirsi impiega 10 minuti senza recupero dell’acqua e 17 minuti con il recupero dell’acqua.
Nonostante il nuovo sistema sia molto più grande del vecchio si andrà a risparmiare risorsa idrica: per ogni chiusa si usano 250mila metri cubi di acqua che ora vengono sprecati ma che poi sarà possibile recuperare per il 60%. “L’infrastruttura per l’esecuzione dell’opera – ha affermato Quarta – è altrettato importante rispetto all’opera. Ci facciamo da soli il calcestrutto e e ci tagliamo e pieghiamo il ferro che ci serve, quindi ci sono delle intere aree industriali intorno agli scavi del canale. Tutto quello che facciamo viene certificato, quindi non c’è un metro cubo di calcestruzzo che non rispetti standard qualitativi. Ma le vere ‘superstar’ del progetto sono le paratoie realizzate in Italia. Ogni paratoia è come un edificio di 20 piani che funziona come un’enorme cariola. Sono state costruite a Pordenone e poi trasportate via nave a Panama nonostate ognuna pesi dalle 3mila alle 4mila tonnellate”.
Molto importanti per il funzionamento del set di chiuse sono anche le valvole che regolano l’afflusso dell’acqua a tutto il sistema: sono state realizzate in Corea e ne sono impiegate 150.
Oltre ai dati sulla costruzione dell’opera, per il Ceo del consorzio “non si può prescindere dall’impatto ambientale, dalla relazione con la comunità locale e dalla sicurezza. Due ‘community relations manager’ sono in contatto con le comunità impattate e il consorzio ha un ufficio per l’ambiente che si occupa di verificare l’impatto”. In totale, infatti, sono stati rilocalizzati 2600 animali trovati lungo gli scavi nella parte atlantica, di 200 specie diverse, e 100 esemplari nella parte pacifica. “Si tratta soprattutto di coccodrilli – ha sottolineato Quarta -, ma anche di serpenti. Proprio l’altro giorno abbiamo trovato una scimmia nell’edificio di controllo”.
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